«Invece di ridurre le tasse sugli immobili in Parlamento si pensa alla riforma del catasto», ha denunciato ieri su Facebook, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Mentre tutti i riflettori sono puntati su Def e manovrina, che di balzelli sono pieni fino all’orlo, al Senato il grande progetto bipartisan per far rientrare dalla finestra la stangata sulle rendite immobiliari prosegue il suo iter. Un cammino felpato, ma inesorabile. L’idea di recuperare con un provvedimento parlamentare la riforma è iniziata a circolare subito dopo l’uscita dal Def, chiesta e ottenuta da Matteo Renzi per evitare problemi in campagna elettorale.
All’inizio sembravano molte le voce discordanti. Soprattutto in alcuni settori del centrodestra e, ovviamente, tra i Dem renziani. In poco tempo, però, lo schieramento trasversale ha riunito le forze e il ddl ha visto la luce. Prima annunciato in aula e ora assegnato in Commissione. A sostenerlo, secondo quanto riferisce Spaziani Testa sulla base delle firme in calce alla proposta, «parlamentari di Forza Italia, Partito Dermocratico, Alternativa Popolare (Alfano), Articolo 1 (D’Alema e Bersani) ed altri». Gli unici a non aver firmato sono Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Gal.
Ma il nuovo catasto non è l’unica insidia di cui devono preoccuparsi i proprietari di casa. A pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta della manovrina correttiva è infatti ormai chiaro che la beffa della tassa Airbnb colpirà tutti tranne Airbnb.
Su tutte le furie sono gli agenti immobiliari, che ieri si sono scagliati lancia in resta contro l’esecutivo. «Ancora una volta il governo sbaglia mira e anziché recuperare i fondi necessari alla manovrina bis, mediante una equiparazione fiscale tra le società digitali che hanno le loro sedi in nazioni a fiscalità agevolata e i professionisti dell’immobiliare italiani che sono sottoposti a una pressione fiscale complessiva vicina al 65% inasprisce gli adempimenti in capo agli agenti immobiliari facendoli diventare sostituti di imposta», ha denunciato la Fiaip, sostenendo che «la tassa Airbnb in realtà la pagheranno i proprietari di immobili, mediante l’applicazione della cedolare secca al 21% che sarà trattenuta al momento dell’incasso dell’affitto da parte degli agenti immobiliari e da loro versata direttamente allo Stato». Tutti gli operatori del settore, ha proseguito la Federazione italiana agenti immobiliari professionali, «anche sulla scorta dei 130 milioni di multa inflitti ad Amazon, si aspettavano provvedimenti regolatori delle attività web che si occupano di immobiliare in Italia, ma ancora una volta la strada percorsa è quella di criminalizzare la proprietà immobiliare e la sua presunta tendenza all’evasione fiscale».
La sostanza è che al di là del nome con cui si definisce questa nuova procedura fiscale, ha concluso il presidente della Fiaip, «Airbnb non pagherà nessuna nuova tassa e continuerà invece a godere dei benefici fiscali che gli pervengono dal fatto di avere la propria sede fiscale all’estero».
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