I paperoni stranieri con un patrimonio al di sopra dei 15 milioni di euro (al di sotto non è così conveniente) che si apprestavano a trasferirsi armi e bagagli nel nuovo paridiso fiscale italiano si erano un po’ preoccupati. Certo, a prescindere dai quattrini posseduti, con la norma inserita nell’ultima legge di stabilità si potranno pagare solo 100mila euro di imposta fissa all’anno (sui redditi prodotti all’estero). Certo, il regime si può estendere anche ai familiari con un’imposta aggiuntiva di appena 25mila euro (sempre sulle entrate non prodotte in Italia).
Ma le tasse di successione? Le donazioni? Chi garantisce ai «poveri» milionari che prenderanno la residenza nel nostro Paese che poi il fisco, malgrado le promesse, non trovi il modo di spremerli ugualmente?
Il dubbio è concreto. Intanto, perché lo sconto sui trasferimenti di capitale non è previsto in regimi analoghi presenti in Regno Unito, Portogallo e Irlanda. Poi, perché malgrado la normativa italiana faccia riferimento alle agevolazioni anche su donazioni e successioni relative al solo patrimonio detenuto all’estero al momento dell’atto, non è chiaro se lo sconto debba essere interpretato in maniera restrittiva o esteso a tutti gli atti che ricadono nel perimetro dell’imposta di donazione e successione italiana, come ad esempio nel caso degli atti gratuiti non donativi con vincoli di destinazione, come nei trust. A sgombrare il campo definitivamente da ogni perplessità ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate, con una nuova circolare interpretativa dello scorso 23 maggio. Nel documento viene precisato, nero su bianco, che l’esenzione dall’imposta di donazione, sempre su beni esistenti all’estero, è applicabile anche «ai trasferimenti a titolo gratuito sulla costituzione di vincoli di destinazione».
L’unico piccolo intoppo potrebbe essere di natura temporale. Il neo residente sarà infatti in grado di esercitare l’opzione per il 2017 solo nel corso del prossimo anno, prsentando il modello Unico. Il che significa che le donazioni effettuate in questi mesi potrebbero essere escluse dall’agevolazione e sottoposte alla onerosa imposizione prevista dalla legge italiana per tutti i contribuenti.
Un incaglio sicuramente trascurabile per una novità che, stando alle esperienze degli altri Paesi non dovrebbe deludere le casse dello Stato. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha prudentemente messo la cifra «zero» nelle stime di gettito allegate alla manovra di bilancio. Uno studio britannico ha però dimostrato che in un solo anno (il 2012-2013) i 113mila residenti non domiciliati (res non dom) arrivati nel Regno Unito hanno prodotto un gettito (oltre 8 miliardi di sterline) pari a quello di 10 milioni di lavoratori con reddito basso.
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