giovedì 25 maggio 2017

Confindustria ha scelto il suo leader: Calenda

Qualcuno ha parlato di «manifesto di governo». Mentre il premier Paolo Gentiloni si intratteneva con Donald Trump a Villa Taverna, Carlo Calenda ha approfittato dell’assemblea annuale di Confindustria per iniziare a puntare lo sguardo sulla prossima legislatura, dove lo scarso feeling con Matteo Renzi potrebbe anche spingerlo in direzioni diverse. Tantissimi i punti di sintonia tra il ministro dello Sviluppo e Viale dell’Astronomia. Dal progetto Industria 4.0, che il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha definito «un progetto organico di politica industriale con l’ambizione di rinnovare il sistema produttivo», fino al «patto di fabbrica» per detassare in maniera strutturale i premi di produttività, su cui Calenda si è detto disposto a fare la propria parte. Ma la convergenza tra il ministro e gli imprenditori non si limita agli interventi di sostegno alle aziende. Boccia e Calenda parlano la stessa lingua anche sull’Europa, che deve essere «forte e coesa», e sulla crescita, che c’è, ma è lenta e insufficiente.

Per il leader di Confindustria l’unico modo di uscire dallo stallo è un «patto di scopo» tra imprenditori, lavoratori, politica e banche. Il faro, oltre alla tenuta dei conti pubblici, «senza inseguire ricette fantasiose e di facile consenso), è la produttività, che deve essere stimolata anche con una decontribuzione totale per tre anni sui giovani neoassunti.
Per Calenda, che non evita di polemizzare con l’assenza di proposte da parte del fronte antireferendario, la strada maestra è quella delle riforme. Che passa per una maggiore concorrenza, perché «combattere le rendite dovrebbe rappresentare il dna di una coalizione di governo a guida riformista», ma anche per la difesa delle imprese italiane da «scorrettezze e predatori», su cui il ministro invierà a Bruxelles una proposta per disciplinare le acquisizioni.

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