sabato 15 marzo 2014

Il premier presenta i compiti. Merkel: "Piano ambizioso"

Gli aggettivi entusiastici dalle parti di Berlino non mancano mai. Quando Mario Monti si presentò la prima volta davanti ad Angela Merkel la Cancellierà definì «impressionante» il piano del professore. Ieri a parlare è stato il suo portavoce Steffen Seibert: «Il governo tedesco è consapevole dell’ambizioso progetto di riforme del governo di Matteo Renzi. Certamente lo illustrerà alla Cancelliera e ne parleranno. Ma non voglio anticipare i contenuti di quel che diranno subito dopo».

Difficile capire se quell’ambizioso significa velleitario o apprezzabile. E non è detto che il senso si capira lunedì prossimo, quando il premier volerà a Berlino per il vertice italo-tedesco. La Cancelliera ci ha abituato alle belle parole, salvo poi essere inflessibile sui fatti. E i fatti sono quelli su cui Commissione Ue e Bce sono con il fucile puntato da mesi, pronte a premere il grilletto se l’Italia continuerà a non rispettare gli impegni previsti dal fiscal compact, che già per quest’anno prevedono il rispetto del quasi pareggio di bilancio «strutturale» (0,5% deficit/pil). Il che significa, per Renzi, non poter attingere a quel tesoretto nascosto nella possibilità di alzare il deficit/pil dal 2,6% previsto fin sotto la soglia del 3% indicato dal patto di stabilità.
Sarà tutta concentrata su questo punto, probabilmente, l’opera di persuasione che il premier cercherà di fare nei confronti della Merkel. Non è un caso che prima di passare a Berlino Renzi abbia deciso di incontrare Francois Hollande. Il presidente del Consiglio sarà oggi a Parigi proprio per verificare la possibilità di un asse Italia-Francia in chiave antitedesca in vista del semestre di presidenza Europea. Scenario non irreale, considerato che dal governo di Hollande sono già arrivate significative aperture verso Renzi nel nome di una ritrovata alleanza di sinistra europea volta a rilanciare crescita e sviluppo contro la linea dell’austerity ad oltranza sostenuta dalla Germania. La tenuta e la sostanza del patto potrà essere verificata a stretto giro. Non tanto dall’incontro di lunedì pomeriggio con la Merkel, da dove probabilmente usciranno belle frasi di circostanza sui progetti dell’ex sindaco, quanto dal successivo del Consiglio europeo, previsto per il 21 e il 22 marzo.

Appuntamento delicato e decisivo per verificare la reale forza del «rottamatore» ai tavoli internazionali. Al punto che ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha convocato per una coalizione di lavoro dedicata proprio alla preparazione del vertice tutto i ministri di peso, Renzi compreso, del nuovo esecutivo.
A rendere l’operazione ancora più difficile c’è il traballante andamento dell’economia. Ripresa modesta, consumi fermi e disoccupazione in rialzo. Questo il quadro poco incoraggiante dell’Italia per il biennio 2014-2015 dipinto ieri da Fitch. Secondo l’agenzia di rating la ripresa per quest’anno si limiterà allo 0,6% (rispetto all’1% previsto dal governo) e all’1% per il 2015.
Le cose non vanno meglio sul fronte della finanza pubblica, con il debito tornato di nuovo a salire. Secondo il bollettino diramato ieri da Bankitalia a gennaio siamo arrivati a quota 2.089,5 miliardi, in crescita di 20,5 miliardi dai 2.068,9 registrati a fine 2013. L’incremento è dovuto essenzialmente all’aumento (20,3 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro, pari a fine gennaio a 57,9 miliardi (68,1 a gennaio del 2013). resta, però, la pesante inversione di tendenza rispetto all’ultimo mese dell’anno, quando il debito era calato sensibilmente rispetto al massimo storico di 2.104 miliardi toccato a novembre.
Negative, ma tutte da interpretare sotto il profilo politico, le notizie arrivate sempre ieri dal Tesoro. Il nuovo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha infatti deciso di correggere drasticamente i conti fatti dal suo predecessore Fabrizio Saccomanni determinando per gennaio un fabbisogno di 556 milioni rispetto ad un avanzo di 800 milioni indicato nelle stime preliminare. La differenza di oltre un miliardo di euro dipende, secondo Via XX Settembre, da una nuova modalità di calcolo. Certo è che l’operazione sembra perfettamente in linea con le recenti accuse di Renzi a Letta di aver truccato i conti.

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