Dopo aver citato i suoi ex colleghi decine di volte nel discorso sulla fiducia, Matteo Renzi non poteva davvero deluderli nel primo decreto del nuovo governo. Il regalo ai sindaci è generoso e perfettamente in linea con la precedente gestione, i cui pregressi impegni, alla faccia dell’annunciata «rottamazione», peseranno ora sulla schiena degli italiani come se nulla fosse successo.
Dopo aver archiviato la pratica Salva Roma, con la concessione ad Ignazio Marino dei soldi necessari (570 milioni) a coprire parte del buco di bilancio della Capitale, il Consiglio dei ministri di ieri mattina ha anche dato il via libera alle nuove tasse sulla casa, aumentando il fondo a disposizione dei sindaci per compensare il mancato gettito Imu e disponendo un’ulteriore forbice di tassazione sulla Tasi per finanziare le detrazioni.
Nel dettaglio, il contributo dello Stato per rimpinguare le entrate dei Comuni sale dai precedenti 500 milioni (che inizialmente dovevano servire per le detrazioni) a 625 milioni. Per consentire ai sindaci di introdurre qualche sconto sulle prime case (inevitabilmente molto inferiori a quelli in vigore con la vecchia tassa) il governo guidato da Renzi ha poi previsto la possibilità di aumentare l’aliquota Tasi (complessivamente su tutte le abitazioni) dallo 0,1 allo 0,8 per mille. Una mossa che potrà far lievitare l’imposta sulla prima casa fino al 3,3 per mille, ad un passo dal valore dell’Imu, e quella sulla seconda fino all’11,4 per mille. L’incremento, che peserà per 1,4 miliardi di euro sui cittadini che non usufruiranno di agevolazione, dovrà essere necessariamente utilizzato per finanziare le detrazioni.
Si tratta di appesantimenti ulteriori su una tassazione della casa già molto elevata e che a breve potrebbe trasformarsi in una vera e propria arma di distruzione di massa. Da giovedì, infatti, con l’approvazione definitiva della legge delega fiscale, il governo ha la possibilità di mettere mano alla materia con semplici e sbrigativi decreti legislativi.
Tra le tante ottime cose contenute nella delega, dal contrasto di interessi attraverso la possibilità di scaricare scontrini e parcelle alla semplificazione del sistema tributario per famiglie e imprese, c’è anche l’annunciata riforma del catasto. I nuovi criteri di rivalutazione delle rendite dovranno essere studiati e definiti nel dettaglio, teoricamente nel rispetto di un’invarianza di gettito per cui aumentando da una parte bisognerebbe abbassare dall’altra. Ma se passerà il principio del riallineamento ai valori di mercato il massacro è assicurato. Gli esperti hanno calcolato che le rendite, il valore su cui si calcola la base imponibile per Imu e Tasi, potrebbero schizzare fino ad oltre il 1000%, con una media nelle principali città che oscilla tra il 600 e l’800%.
Sempre in materia di Tasi ieri il governo ha deciso di esentare i terreni agricoli dal pagamento della tassa, seguendo un’impostazione già utilizzata la scorsa estate nell’ambito dell’abolizione dell’Imu sulle prime case. Dovranno pagare, invece, gli immboli della chiesa, tranne 25 luoghi di culto extraterritoriali inseriti nei Patti Lateranensi.
Come annunciato nei giorni scorsi dal Cdm è infine arrivato anche l’allentamento del Patto di Stabilità. Intanto, agli enti che non lo rispetteranno si «applicheranno sanzioni limitate». Poi, per favorire gli investimenti il decreto prevede che per gli anni 2014-2015 gli enti locali possano stipulare nuovi mutui e ricorrere ad operazioni di indebitamento oltre il limite attualmente previsto. Viene ulteriormente prorogato, da 4 mesi a 12 mesi, il termine entro il quale si devono effettuare le cessione «di talune partecipazioni non funzionali», mentre vengono soppresse le procedure esecutive per Napoli e per i Comuni in predissesto. A Milano vanno infine 25 milioni per Expo 2015.
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