giovedì 6 marzo 2014

Eurosberle pure con Renzi: «L'Italia non fa abbastanza»

Altro che cronoprogramma. Il governo di Matteo Renzi ha due mesi di tempo per mettere a punto un piano credibile di misure e riforme in grado di invertire la rotta su debito e competitività. A meno di un anno dai festeggiamenti per l'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo il nostro Paese è già tornato nella lista dei sorvegliati speciali. Non che la notizia fosse inattesa, ma la sberla di Bruxelles arriva nel pieno dell'euforia renziana in cui qualcuno si era illuso che il vento del rinnovamento avesse raggiunto e contagiato anche le burocrazie internazionali.

E invece, nel rapporto presentato ieri dalla Commissione europea l'Italia si è vista retrocedere nella categoria dei cattivi insieme a Croazia e Slovenia, quella degli Stati in cui gli squilibri macroeconomici sono giudicati «eccessivi». Un aggettivo che fa la differenza.
Se il normale squilibrio, dove sono quasi tutti gli altri, merita poco più di un buffetto, quello eccessivo impone l'apertura di un protocollo rigido e ben preciso che potrebbe portare all'apertura di un'altra procedura d'infrazione.

«L'Italia deve affrontare il livello molto alto del debito e la debole competitività esterna, entrambi radicati nella protratta lenta crescita della produttività e richiedono politiche urgenti», scrive la Commissione, secondo cui «la necessità di un'azione decisiva per ridurre il rischio di effetti avversi sul funzionamento dell'economia italiana e della zona euro, è particolarmente importante data la dimensione dell'economia italiana». Il risultato, in termini pratici, è che sul nostro Paese sarà avviato «un monitoraggio speciale» da parte dell'Ue, che farà rapporto all'Eurogruppo e, a giugno, «deciderà ulteriori passi». Il banco di prova per il governo è quindi il programma di riforme che dovrà essere presentato entro la metà di aprile. A quel punto la Commissione deciderà se ritenersi soddisfata e non portare avanti la procedura oppure se compiere un passo successivo con il «corrective arm», meccanismo di controllo e correzione degli squilibri che, se inosservato, aprirebbe la strada all'infrazione vera e propria.

Al di là delle riforme su crescita e competitività, anch'esse considerate urgenti, l'Europa chiede sostanzialmente una manovra aggiuntiva. «L'Italia ha fatto progressi verso il suo obiettivo di medio termine di bilancio», scrive la Commissione, «tuttavia, l'aggiustamento del bilancio strutturale nel 2014 appare insufficiente, vista la necessità di ridurre l'enorme rapporto debito/pil (circa il 133%) a un ritmo adeguato». Il conto è quello che aveva fatto il commissario agli Affari economici Olli Rehn qualche mese fa: ovvero una correzione strutturale dello 0,5% del pil, pari a 7-8 miliardi, che il neo ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, dovrà tirare in fretta fuori dal cilindro.
Nel frattempo, per la Germania, che da anni straguadagna con l'export ai danni dell'Europa, è arrivato poco più di un rimbrotto. Il surplus commerciale, sottolineano da Bruxelles, è troppo alto e la domanda interna troppo scarsa. Ma le misure correttive, spiega la Commissione «sono già contenute nell'accordo di coalizione del nuovo governo».
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