sabato 15 marzo 2014

Il governo insiste: tagli alle pensioni

Il giochino si è ripetuto anche ieri. I tagli alla previdenza previsti alla mattina sono misteriosamente spariti alla sera. Un simpatico balletto che sta tenendo col fiato sospeso i pensionati, costretti a seguire minuto per minuto l’andamento del dibattito per sapere se devono prepararsi a tirare la cinghia. Dopo l’annuncio del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio e la successiva smentita di Matteo Renzi di giovedì, la giornata ieri si è aperta con le dichiarazioni di Pier Paolo Baretta nel corso della trasmissione Rai Tre Agorà. «Visto anche l’allungamento della vita media, bisognerebbe fare un ragionamento sui consumi, un’analisi sociologica prima di decidere qual è il tetto che fa scattare il concetto di pensioni ricche o pensioni accettabili. Poi è decisivo capire se stiamo parlando di cifre lorde o nette, ma intorno ai 3mila euro o a una cifra che consenta un buon livello di vita penso che possa essere chiesto, a crescere, un contributo di solidarietà».

E ancora: «Non si tratta di discutere sui 3mila, 3.100 o 2.500 euro, ma piuttosto su pensioni molto alte, francamente troppo alte, alle quali è opportuno chiedere in questo momento un contributo per affrontare la situazione difficile che abbiamo».
Il discorso sembra chiaro. E semplice: nessuno toccherà le pensioni basse, ma su quelle alte la stangata è allo studio. Considerato che Baretta, ex sindacalista del Pd, di mestiere fa il sottosegretario all’Economia e che l’annuncio arriva a poche ore dalle rassicurazioni di Renzi sul fatto che non saranno tagliati gli assegni di 2-3mila euro, gli esperti hanno subito ripreso in mano la calcolatrice.

Coloro che hanno almeno 3mila euro sono meno del 5% del totale e contano sul 16,1% della spesa per pensioni. Nel dettaglio, i pensionati con redditi da pensione oltre sei volte il minimo (2.900 euro circa) sono 800.650 su 16,5 milioni (il 4,84%) per una massa reddituale di 43,7 miliardi.
Le simulazioni, partendo proprio da questa soglia, le ha fatto qualche mese fa l’economista Tito Boeri, che qualcuno considera uno degli ispiratori della cura dimagrante sui vitalizi. Il gettito risultante, considerando un sistema di aliquote molto progressivo dal 2 al 15%, sarebbe di 307 milioni. In serata, però, è arrivata l’ennesima retromarcia. Una nota del ministero dell’Economia ha precisato che «il sottosegretario non ha mai indicato alcuna ipotesi di prelievo» e che «il suo discorso era riferito in senso generale a trattamenti pensionistici molto elevati».

Politici troppo chiacchieroni o ripensamenti renziani? La linea del premier, almeno per ora, sembra quella di tacere sulla questione pensioni. Proprio mentre Baretta parlava ad Agora, ironia della sorte, a Palazzo Chigi andava invece in onda la strigliata a Carlo Cottarelli, che aveva parlato di tagli alle pensioni non in tv, ma durante un’audizione parlamentare. Il commissario si è presentato con le sue cartelline al comitato interministeriale sulla spending review per illustrare i tagli. Il messaggio recapitato da Renzi è stato che lui può fare i conti che vuole, ma alla fine decide il presidente del Consiglio. E in ogni caso dal clindro dovranno uscire più dei 3 miliardi indicati da Cottarelli. Al termine delll’incontro, per far capire il clima, il commento più dettagliato è stato: «Stiamo lavorando».

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