sabato 15 marzo 2014

Con la gestione italiana il Sigaro Toscano fa il botto

Dal Sud America, dove il mercato è ancora cannibalizzato dagli habanos, agli Emirati Arabi, nei cui aeroporti transitano ogni anno oltre 60 milioni di passeggeri. Sono questi i prossimi obiettivi del Sigaro toscano, che da quando è tornato in mani italiane, malgrado i suoi quasi 200 anni di età, sta conoscendo una nuova giovinezza. I numeri sono eloquenti. Dal 2006, anno in cui il gruppo Maccaferri ha acquisito il ramo d’azienda dalla British American Tobacco, ad oggi la Manifattura Sigaro Toscano spa (Mst) è passata da 62 a 90 milioni di fatturato, mentre la produzione è balzata da 110  a 180 milioni di unità.

Un’espansione vertiginosa, che ora cerca ulteriori margini di crescita sui mercati internazionali. Anche l’export, nei sei anni di gestione Maccaferri, è praticamente raddoppiato, con ricavi passati da 2,5 a 4,9 milioni di euro e un numero di sigari prodotti lievitato da 4,5 a 11,7 milioni.
Il Toscano è oggi presente in più di 40 Paesi: in tutta Europa e anche in Giappone, Canada, Australia, Israele, Libano, Turchia. Ma la quota di fatturato realizzato all’estero rappresenta ancora solo il 5,4% del totale (il 7% della produzione complessiva) e il management è convinto che un prodotto di alta qualità come il sigaro, simbolo della manifattura e dell’agricoltura nazionale, con l’unica filiera del settore ancora interamente italiana, abbia tutte le carte in regola per presentarsi oltreconfine come fiore all’occhiello del made in Italy.

Attualmente i mercati con la quota di penetrazione più consistente sono Spagna (2,8 milioni di sigari nel 2013), Francia (2,7 milioni), Grecia (1,4 milioni), Germania (1 milione) e Belgio (0,9 milioni). Mercati non troppo distanti, né da un punto di vista geografico né sotto il profilo culturale. Il gruppo presieduto da Aurelio Regina e Gaetano Maccaferri e guidato dall’ad Piero Tamburini intende ora spingersi più lontano. Dal 2013 è iniziata la distribuzione in Arabia Saudita e in Russia. Per il 2014 gli obiettivi su cui puntare sono Brasile e Argentina, Paesi dove le vendite di sigari sono storicamente egemonizzate dai prodotti cubani e caraibici.
Mentre scalda i muscoli per la sfida sudamericana il gruppo Maccaferri ha già messo a segno il colpo grosso negli Emirati Arabi. Il contratto di distribuzione è già pronto. Mancano solo gli ultimi dettagli e nella seconda metà dell’anno i sigari toscani sbarcheranno a Dubai ed Abu Dhabi. Considerate le potenzialità economiche e il numero impressionante di persone che ogni anno transitano per i principali scali dell’area, l’azienda è certa che gli Emirati nell’arco dei prossimi cinque anni entreranno nella lista dei cinque Paesi top per l’export del prodotto italiano.

Nel frattempo, Mst non trascura il mercato nazionale. Dopo il Garibaldi, il Soldati e il Modigliani, ispirati a grandi personaggi della storia e della cultura, è arrivato ieri nelle tabaccherie il sigaro Pastrengo.
Dedicato ai 200 anni dell’Arma, il nome trae origine dalla località dove i Carabinieri, durante la Prima Guerra d’Indipendenza del 1848, effettuarono una memorabile carica a cavallo. Prodotto a Lucca in edizione limitata, Pastrengo è un sigaro a stagionatura lunga, con una pancia robusta, gusto forte e intenso.
Il successo del sigaro toscano rappresenta anche una forma di garanzia, preziosa negli anni della crisi, per tutta la filiera. Garanzia che Mst ha voluto mettere nero su bianco lo scorso gennaio, siglando con il ministero delle Politiche agricole un  protocollo di intesa programmatica per l’acquisto di tabacco Kentucky destinato alla produzione. L’accordo garantisce da qui al 2020 l’acquisto di oltre 2.000 tonnellate di tabacco ogni anno, per un valore di circa 11 milioni di euro, con un incremento del 3% annuale.

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