venerdì 5 luglio 2013

L'Imu resta:l'Fmi ordina, Letta ubbidisce

Un aiutino così Enrico Letta non se l’aspettava proprio. Mentre i tecnici di Via XX Settembre si arrovellano senza grandi risultati per trovare le coperture e lo stesso premier è costretto quasi ogni giorno a rintuzzare le pressioni interne alla maggioranza con vaghe promesse, il Fondo monetario internazionale si presenta a Roma e ci spiega senza mezzi termini che l’Imu è cosa buona e giusta e ce la dobbiamo tenere.

La riforma della tassazione sulla casa è stata proprio ieri mattina al centro dell’ennesimo vertice  di maggioranza. Il governo non ha cavato un ragno dal buco, ma ha confermato l’intenzione di sciogliere il nodo dell’Imu entro ferragosto, fissando la prossima riunione della cabina di regia per il 18 luglio. Al di là delle intenzioni, però, l’orientamento di Letta è abbastanza chiaro. «Il primo obiettivo» della road map decisa durante il vertice di maggioranza, ha spiegato il presidente del Consiglio, «è quello più difficile» ed è la soluzione al problema dell’Iva e dell’Imu: le «cose più complicate, perché avvengono con il bilancio 2013 che è ancora rigido e non gode della flessibilità» garantita dalla decisione annunciata ieri da Bruxelles, «e la copertura va tutta trovata dentro il bilancio: e ciò non è semplice».
Solo una manciata di minuti dopo, dalla Sala della Maggiorana del ministero dell’Economia, in soccorso del premier è arrivato nientemeno che l’Fmi.

Il rapporto stilato dall’organismo internazionale al termine della consueta visita annuale sullo stato dell’economia italiana, prevista dall’articolo IV dello statuto del Fondo per tutti gli stati membri, sembra cucito su misura per Letta. Nel corso della conferenza stampa a Via XX Settembre l’Fmi ha innanzitutto ribadito che «il livello di disoccupazione giovanile in Italia è inaccettabile», spiegando che se il governo dimezzasse il gap con il resto d’Europa ci potrebbe essere un incremento del pil di circa il 2,5% entro il 2018. Una certificazione che potrebbe servire al premier per chiedere all’Europa di inserire gli interventi sull’occupazione nell’ambito delle partite su cui sarà applicata la flessibilità di bilancio. Partite che, come ha precisato mercoledì la Commissione Ue devono avere un impatto preciso e diretto sul pil.
Il Fondo ha poi confermato le parole del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, sulla luce in fondo al tunnel. L’Fmi ha infatti tagliato da -1,5% a -1,8% le stime sul pil del 2013, ma alzato quello per il 2014 da 0,5 a 0,7%, spiegando che «la ripresa è attesa a fine anno, sostenuta dall’export e da un modesto miglioramento degli investimenti».

Ma il patto forte è sulle tasse. Gli esperti dell’organismo internazionale hanno prima precisato che il lavoro di rafforzamento dei conti pubblici «non è completato» e che per sostenere la crescita è assolutamente necessario «modificare la composizione del risanamento attraverso tagli di spesa e minori tasse». Poi, però, arrivando al capitolo Imu l’Fmi va giù a testa bassa, infischiandosene dell’evidente invasione di campo su una questione così specifica e delicata: «La tassa sulla proprietà sulla prima casa dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità e di efficienza e la revisioni dei valori catastali accelerata per assicurare equità».
Non è la prima volta che organismi nazionali e internazionali (a partire da Bankitalia e Commissione Ue, anche nelle ultime raccomandazioni allegate alla chiusura della procedura d’infrazione) si schierano a favore del balzello sugli immobili. Intervenire a gamba tesa a meno di due mesi dalla scadenza fissata dal governo per la revisione dell’imposta, indicando direttamente la strada da prendere e senza peraltro tener conto che l’Imu da pagare sarebbe a dicembre, mentre per la revisione del catasto bisognerà aspettare dai tre ai cinque anni, è cosa ben diversa.

Il governo non solo non si è posto il problema, ma ha colto la palla al balzo. «È una questione che stiamo valutando», ha detto Saccomanni durante la conferenza stampa,  «certamente terremo conto dell’opinione dell’Fmi. L’obiettivo è trovare un consenso all’interno della coalizione».
Consenso che difficilmente sarà trovato utilizzando il Fondo come scudo. Le parole dell’Fmi hanno infatti immediatamente riacceso lo scontro nella maggioranza, facendo andare il Pdl su tutte le furie. Secca la risposta di Daniela Santanchè: «Se Saccomanni darà ascolto all’Fmi si prepari a cercare un’altra maggioranza per il suo governo». Prendiamo atto delle opinioni dei tecnici, «ma ovviamente non le condividiamo», ha detto il presidente del senatori del Pdl, Renato Schifani, aggiungendo che «l’abolizione dell’Imu è un impegno fondamentale e irrinunciabile previsto negli accordi di governo». Più duro il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che ha parlato di «intollerabile interferenza dell’Fmi». A trovare «sgradevole» e «incomprensibile» l’intervento del Fondo ci sono anche due esponenti del governo come il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, e il sottosegretario allo Sviluppo, Simona Vicari.
Al fianco del Fondo si schiera invece Stefano Fassina. Per il viceministro dell’Economia del Pd il Fondo «ha fatto una valutazione di buon senso».

© Libero