Ora, però, la ruota torna a girare. Alla commissione Finanze della Camera, infatti, nei giorni scorsi è stato costituito ed ha tenuto la prima riunione il comitato ristretto, formato per facilitare il confronto e accelerare i tempi, in modo da portare il testo della delega fiscale in aula a fine luglio. Nelle prossime due settimane, ha spiegato il presidente della commissione e relatore, Daniele Capezzone, il comitato ristretto si concentrerà sui singoli capitoli del provvedimento (catasto, agevolazioni, sanzioni, ecc), dopo di che «si tornerà in commissione plenaria dove auspico di concludere i lavori in una settimana, in modo tale da portare la delega in aula a fine luglio».
Alla prima riunione del comitato, di cui fanno parte nove rappresentanti di tutti i gruppi, è stato distribuito il testo così come era approvato nella scorsa legislatura (mancava solo il sì finale del Senato in terza lettura), con una sinossi delle diverse modifiche approvate da Camera e Senato nei vari passaggi rispetto al testo originale del governo.
E tra quelle modifiche c'è anche l'emendamento approvato lo scorso novembre all'unanimità dall'allora commissione Finanze di Palazzo Madama, sul contrasto di interessi, che secondo i relatori avrebbe dovuto riguardare solo alcuni settori come la casa e la manutenzione dell'auto. La norma delega, infatti, il governo a «emanare disposizioni per l'attuazione di misure finalizzate al contrasto d'interessi fra contribuenti, selettivo e con particolare riguardo alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell'obbligazione tributaria».
Il meccanismo è elementare e, secondo molti, sacrosanto. Nella sostanza, si tratterebbe di considerare i contribuenti privati come delle imprese, dando loro la possibilità di detrarre dal pagamento delle imposte o dedurre dall'imponibile tutti i costi sostenuti durante l'anno. Oltre ad una questione di civiltà giuridica, la norma permetterebbe anche di risolvere, almeno in parte, l'antica questione dell'evasione fiscale di commercianti e professionisti. È chiaro, infatti, che se scontrini e fatture possono essere trasformati in sconti fiscali, nessuno accetterà più di effettuare pagamenti in nero.
«Si ha contrasto di interessi fra due parti di una cessione di un bene o della prestazione di in sevizio», spiega l'esperto di diritto tributario Giovanni Minerva, «quando la convenienza a evadere dell'uno trova l'antitesi nella convenienza a rendere nota da parte dell'altro la transazione al fisco offrendo, ad esempio, la possibilità di rendere completamente detraibile dal reddito l'imposta sul valore aggiunto».
Il principio non è così lontano da quello applicato nelle agevolazioni per le ristrutturazioni o nell'ecobonus, entrambi gli strumenti da poco prorogati dal governo fino al prossimo anno. A ben guardare, malgrado non tutti ne conoscano bene i confini e la consistenza, una sorta di contrasto di interessi è già presente nell'ordinamento fiscale italiano. Si tratta di tutte quelle spese che prevedono la detrazione dall'imposta del 19%. L'elenco, seppure con vari tetti massimi che nel limitano l'azione, è anche abbastanza folto. Si va dalle spese sanitarie, all'affitto della prima casa, alle erogazioni liberali a favore di associazioni, fino all'asilo nido e alle spese per l'istruzione. Rientrano nel perimetro anche le spese veterinarie, gli abbonamenti a palestre, le spese per le badanti e i premi assicurativi per polizze vita e infortuni.
La delega fiscale, per ora, gode di un ampio consenso parlamentare. Persino più «largo» delle larghe intese. A parte Sel, infatti, anche M5S, Lega e Fratelli d'Italia sostengono il provvedimento. Non è escluso, però, che quando si arriverà al dunque il dibattito si riaccenda. Malgrado l'ampio fronte favorevole, dentro e fuori i palazzi della Politica, il contrasto d'interesse non trova tutti d'accordo. C'è anche chi esprime forti dubbi sull'efficacia della misura. Come la Cgia di Mestre, che ritiene il meccanismo troppo oneroso e privo della copertura economica necessaria. Siamo sicuri, si chiede il segretario Giuseppe Bortolussi, «che nel lungo periodo l'imponibile emerso supererebbe il mancato gettito?». Secondo la Cgia, poi, il contrasto di interessi nei Paesi dove è stato sperimentato non avrebbe dato i frutti sperati. In Turchia, a Cipro Nord, in Bolivia e in Grecia, non solo l'evasione fiscale non è stata debellata, rimanendo a livelli molto elevati, ma ha prodotto un forte incremento dei costi burocratici e amministrativi. In altre parole, si è rilevato un sistema costoso e poco efficace.
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