giovedì 30 agosto 2012

Monti ci consegna alla Merkel: in Italia comanderà Bruxelles

Ci risiamo. Angela Merkel è rimasta di nuovo «impressionata» dai numeri di Mario Monti. Arrivando addirittura a dire: «Grazie dell’incontro. È stato bello con lei». Dietro i consueti scambi di complimenti e tenerezze cui il premier e la cancelliera ci hanno ormai abituati, il bilaterale di Berlino non sembra, però, aver prodotto grandi risultati. Certo, la Merkel ha ribadito la piena fiducia nell’Italia, spiegando che Monti le ha «confermato l’impressionante agenda delle riforme del governo, che daranno buoni frutti». Ma in fondo sono le stesse parole usate nel vertice dello scorso novembre. E a 9 mesi di distanza, parlare ancora di agenda e di frutti che arriveranno non appare un gran riconoscimento per il lavoro svolto.


La Merkel si è detta anche «certa che l’azione di Monti sia fondamentale per contribuire a portare gli spread verso il basso» (considerazione, anche qui, rivolta al futuro) , sottolineando di non voler interferire con le decisioni italiane in merito a eventuali richieste di aiuti alla Ue e di avere piena fiducia in quello che farà il premier. Parole che “fonti italiane” hanno poi trasformato in una versione ben più gradita a Palazzo Chigi. La cancelliera avrebbe infatti «suggerito» a Monti di «aspettare prima di chiedere l’attivazione dello scudo anti-spread perché l’Italia può farcela da sola».
Dal canto suo Monti non ha perso occasione per ribadire quanto già sottolineato ieri mattina nell’intervista al Sole 24 Ore. E cioè che i partiti della coalizione di maggioranza sono «maturi» e che lui non smetterà mai di ringraziarli per il loro «senso di responsabilità», ma che alla fine, chiunque andrà a Palazzo Chigi, avrà ben poco da fare, perché il pallino, dopo la ratifica del fiscal compact e i suoi impegni presi con i partner, sarà comunque in mano all’Europa. «Le scelte dei Parlamenti e dei governi», ha detto, «avvengono in un quadro europeo che dà precise linee guida», impedendo «eccessi di creatività e fantasia nella gestione dei bilanci pubblici».

Ma la sensazione è che le moine della cancelliera siano più che altro rivolte a fare in modo che l’Italia resti fuori dal braccio di ferro tra la Bce, la Bundesbank e una consistente fronda interna dello schieramento politico che sostiene la Merkel. Polemiche che rischiano di risultare fatali in vista della campagna elettorale. Monti, da parte sua, ha tutto l’interesse a far “bollinare” il suo operato da Berlino, che avrà un ruolo sempre meno marginale nei destini politici degli Stati dell’Unione.
Andando a guardare la sostanza, e cioè il ruolo della Bce e del nuovo fondo Esm, Monti non ha incassato granché. La Merkel, che il 12 settembre dovrà fare i conti con l’atteso verdetto della Corte costituzionale sul trattato che istituisce il fondo, è stata chiara: «L’Esm è decisivo, ma la licenza bancaria non è compatibile con i trattati». Il fondo, insomma, va bene purché resti con le armi scariche. Sulla Bce, infuocato oggetto del contendere degli ultimi giorni, la cancelliera si è limitata a ribadire che la Germania «sosterrà l’azione di Draghi». Una frase difensiva di circostanza nel giorno in cui il presidente dell’Eurotower da una parte ha ribadito di essere pronto a misure «eccezionali» (contro il parere della Bundesbank), dall'altra ha sottolineato (come chiede da tempo la Merkel) che è «indispensabile «un vero controllo sui bilanci nazionali». Temi su cui Monti ha volato decisamente basso, dicendo al Sole 24 Ore che gli «spread alti danneggiano tutti» e ammettendo addirittura da Berlino, in coro con la Merkel, che la licenza bancaria all’Esm «oggi non è possibile» e che «esistono strumenti alternativi».

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