giovedì 2 agosto 2012

Eni ed Enel tengono in piedi lo Stato con le cedole

Presentando i conti della semestrale Paolo Scaroni ha precisato che nel 2013 non ci sarà alcuna cedola straordinaria. Ma l'intenzione dell'Eni di rivedere la politica dei dividendi, nell'ambito di una «strategia sostenibile», c'è. E l'antipasto arriva già a settembre, con un acconto di 0,54 euro per azione rispetto agli 0,52 pagati lo scorso anno. Ossigeno per Mario Monti, che in autunno avrà bisogno di tutta la potenza di fuoco possibile per mandare avanti la baracca. Anche di quella della Cassa depositi e prestiti, che dall'Eni, in qualità di principale azionista col 26,3%, riceve una quota più che consistente di dividendi. La cedola complessiva per il 2012, ha detto Scaroni, sarà in aera 1,08 euro. Il che significa che il bottino per Via XX Settembre sarà più ingente di quello raccolto nel 2011, con 163 milioni pagati al Tesoro (3,93% del capitale) e 1,1 miliardi alla Cdp.

A spingere i risultati dell'Eni nei primi sei mesi del 2012 è stato principalmente il settore dell'esplorazione e della produzione. Una crescita, ha spiegato l'ad Scaroni, sostenuta principalmente dalla ripresa delle attività in Liba. Ma anche dai «successi esplorativi e dall'ingresso in nuove aree ad elevato potenziale». La produzione complessiva di idrocarburi nel semestre è stata di 1,66 milioni di barili al giorno, in crescita del 4,7% rispetto al 2011 (e del 10,6% considerando solo il secondo trimestre). Dati a cui bisogna aggiungere il potenziale del nuovo giacimento di gas naturale nel Mozambico la cui scoperta è stata annunciata ieri e che porterà in dote al Cane a sei zampe altri 282 miliardi di metri cubi di gas.

L'Eni ha chiuso il primo semestre con un utile netto adjusted (ossia che non considera l'utile o la perdita di magazzino e gli accadimenti non ricorrent) di 3,94 miliardi, in aumento dell'8% rispetto al primo semestre del 2011. Crescita che si riduce al 2% (1,46 miliardi) considerando solo il secondo trimestre. L'utile netto si è invece attestato a 3,84 miliardi nel semestre e a 0,23 miliardi nel trimestre, in flessione rispetto agli 1,25 miliardi del 2011. L'utile operativo adjusted delle continuing operations (ovvero delle attività operative dopo lo scorporo di Snam) è salito a 4,24 miliardi nel secondo trimestre con un aumento del 14,2% rispetto al secondo trimestre 2011, mentre l'utile netto adjusted si è attestato a 1,38 miliardi, in linea con lo stesso periodo dell'anno scorso.

Oggi toccherà all'Enel, la cui dote per il Tesoro potrebbe, però, non essere altrettanto ricca. Sul gruppo, infatti, continuano a pesare gli effetti fiscali delle stangate in Italia e in Spagna e le conseguenze della recessione sui consumi di energia che già la scorsa primavera costrinsero il gruppo ad annunciare una stretta sui dividendi (dal 60 al 40% degli utili) . Rassicurante, nell'attesa, la semestrale di Enel Green Power, che ha registrato un utile netto di 221 milioni, in calo del 26,3% rispetto al 2011, ma in aumento del 8,3% (+17 milioni) se si escludono le operazioni straordinarie. «Egp», ha detto l'ad Francesco Starace, «ha conseguito risultati molto soddisfacenti, con tutti gli indicatori in crescita, al netto delle partite non ricorrenti dello scorso anno».

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