venerdì 19 febbraio 2021

La Lega risolve le grane lasciate da Conte

«Serietà, impegno, responsabilità», promette Giancarlo Giorgetti. Che sono solo parole, intendiamoci. Epperò la fretta con cui il neoministro dello Sviluppo si è mosso per risolvere le grane lasciate dal governo Conte, qualche segnale di ottimismo lo dà. Anche perché finora è stata proprio quella a mancare. «Ci sono vertenze che giacciono sul tavolo del ministero da troppo tempo», ha detto il numero uno della Cisl, Annamaria Furlan.

La fretta sarebbe servita sicuramente agli operai della Whirlpool, impigliati in un duello partito nell’ottobre del 2018 e finito come sappiamo. Con Luigi Di Maio prima e Stefano Patuanelli poi che si sono lasciati prendere per il naso per due anni ottenendo solo la chiusura dello stabilimento di Napoli. Ma un po’ di brio in più avrebbe fatto comodo anche ai metalmeccanici dell’Ilva, che dopo essere stati travolti per anni dalle devastanti iniziative della magistratura si sono ritrovati in balìa degli assurdi tira e molla dei grillini. Alla fine, tanto per dare la mazzata finale, si è messo di mezzo pure il Pd. Risultato: siamo tornati al punto di partenza, con l’acciaieria di Taranto che rischia di chiudere da un momento all’altro.

Bacchetta magica
Non che il ministro leghista abbia la bacchetta magica. Per carità. Resta il fatto che ieri, ancor prima che il nuovo governo ricevesse il secondo via libera dalla Camera, Giorgetti, che dice di muoversi «su mandato di Draghi» e che collaborerà con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha deciso di mettersi subito all’opera, riaprendo la pratica Whirlpool e convocando per oggi i sindacati dell’Ilva. Positiva la reazione delle sigle. «Prima del voto di fiducia, il nuovo governo fa i conti con la fiducia del Paese, e il lavoro è la cosa fondamentale», ha detto il segretario generale Fim Cils, Roberto Benaglia, dopo l’incontro al Mise. Persino la Fiom, pur rimanendo cauta («aspettiamo i fatti»), ha salutato con favore l’impegno del nuovo governo ad intervenire sui licenziamenti e ha ammesso che il vertice urgente sulla situazione dei lavoratori partenopei è stato «un buon segnale di attenzione».
L’iniziativa non era scontata. Dopo aver interrotto le trattative con l’ex ministro, la Whirlpool ha già annunciato da tempo che il 31 marzo avvierà la procedura di licenziamento per i 350 addetti. Insomma, la partita è già persa. Ed entrare in campo a pochi minuti dal fischio finale rischia solo di offrire alle parti sociali un colpevole con cui prendersela. Ma Giorgetti sembra deciso a tentare ugualmente l’impossibile. «Già la prossima settimana partirà concretamente un lavoro per studiare il dossier e per avviare un'interlocuzione anche con l'azienda», ha detto.

Gatta da pelare
L’altra enorme gatta da pelare riguarda Taranto. Anche qui il neoministro arriva buon ultimo a cercare di rimediare a guai combinati in precedenza. Sul progetto messo in campo dai giallorossi con l’ingresso di Invitalia, la cui fattibilità è tutta da verificare, è piombato l’ennesima macigno. Una roba tutta fatta in casa, perché l’ordinanza che dispone lo spegnimento dell’area a caldo entro il 14 aprile, a cui il Tar ha dato il via libera la scorsa settimana, è stata firmata un anno fa dal sindaco piddino del capoluogo pugliese. Sindacati e Confindustria hanno già detto che se il provvedimento si applica l’acciaieria chiude. Per evitarlo, l’azienda ha presentato ieri un ricorso al Consiglio di Stato. Insomma, si torna alle carte bollate. Malgrado la situazione sia ampiamente compromessa, Giorgetti proverà a sbrigliare la matassa. Partendo dall’incontro di oggi con i sindacati. Anche se per evitare il peggio ci vorrà, probabilmente, qualcosa di più. «Quello che posso garantire», ha detto il leghista alle sigle, «è che io se parlo, faccio».

© Libero