Per carità, il capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha tenuto a sottolineare che la Caronte & Tourist è «terza rispetto ai soggetti pericolosi» e che l’amministrazione giudiziaria disposta «è svolta, anche nell’interesse della stessa società», per consentirle di fare «una bonifica».
Sta di fatto, però, che in Italia raramente si era visto un provvedimento del genere. La misura, eseguita dalla Dia, della durata di sei mesi, fa seguito ad indagini che avrebbero fatto emergere, anche grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tanto la permeabilità della compagnia rispetto ad infiltrazioni della 'ndrangheta, quanto l’agevolazione garantita dalla società in favore di soggetti ritenuti esponenti della cosca di ’ndrangheta Imerti-Condello di Reggio Calabria come Massimo Buda e Domenico Passalacqua, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo Meta.
Entrambi dipendenti di Caronte & Tourist, Passalacqua e Buda avrebbero operato come portatori di interessi della ’ndrangheta. Attraverso imprese a loro riconducibili, infatti, la cosca avrebbe allungato i propri tentacoli gestendo servizi all’interno delle navi che fanno la spola 24 ore su 24 tra le coste siciliana e calabrese. Per farla breve, gli affiliati gestivano i servizi di ristorazione a bordo, la pulizia, la disinfestazione e, se capitava, avevano anche la possibilità di assumere personale a cui veniva garantito lo stipendio anche in caso di latitanza o detenzione.
A pagare, in qualche modo, ci siamo anche noi. Già, perché la Caronte & Tourist non è una piccola azienda di scarso rilievo. Oltre al servizio sullo stretto di Messina, insieme alla Liberty Lines, compagnia coinvolta in un’altra mega inchiesta (Mare Monstrum) che ha travolto pure l’ex governatore Rosario Crocetta e collegata indirettamente, attraverso una società maltese di brokeraggio, al gruppo Grimaldi, detiene il monopolio dei collegamenti tra la Sicilia e le isole minori. Un business che oltre ad essere redditizio di per sé, è anche generosamente foraggiato dalla collettività. Le due aziende, una usa gli aliscafi l’altra i traghetti, ricevono oltre 55 milioni di euro all’anno di sovvenzioni statali. E solo qualche mese fa la Regione Sicilia ha deciso di prorogare fino a dicembre 2021 un contributo per i servizi aggiuntivi di circa 63 milioni di euro l’anno.
Proroga
Intendiamoci, da quasi un anno il Covid ha fatto saltare tutti gli schemi. E le compagnie dallo scorso marzo hanno subìto, come tante altre società di trasporti, marittimi e non, pesantissime riduzioni del fatturato. Ciò non toglie che i 118 milioni che ogni anno entrano nelle casse delle due società siano soldi dei contribuenti. E che, a quanto pare, una parte di quei quattrini sono anche finiti nelle tasche della criminalità organizzata.
L’aggravante è che non è la prima volta. La Caronte & Tourist è infatti stata investita da una bifera giudiziaria pure nel 2019, quando finirono in manette tutti i vertici con l’accusa di turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato. E in passato alcuni guai con la giustizia li ha avuti anche Amedeo Matacena junior, figlio del fondatore di Caronte ed ex parlamentare di Forza Italia, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Roba vecchia, certo, che è anche inutile rivangare. Ma l’inchiesta Scilla e Cariddi della Dda di Reggo Calabria è di ieri. E i soldi dei contribuenti sono quelli che, nei prossimi mesi, dovranno essere usati per far ripartire l’Italia. Sprecarli sarebbe un delitto.