venerdì 26 febbraio 2021

E' Gallina a covare gli eurodisastri sui vaccini

Da una parte c’è una manager di successo, laureata in biochimica, esperta di biotecnologie, con incarichi amministrativi di primo livello in numerose multinazionali farmaceutiche. Dall’altra c’è un’interprete, che lavora da oltre 30 anni alla Commissione europea, inizialmente come traduttrice e poi come negoziatrice nei settori del commercio e dell’agroalimentare. La prima è Kate Bingham, la britannica che ha permesso al premier Boris Johnson di annunciare la conclusione della campagna vaccinale entro l’estate. La seconda è Sandra Gallina, la friulana che ha costretto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a scusarsi per il pasticcio sui vaccini.

A mettere le due donne una di fronte all’altra ci ha pensato Roberto Burioni, che ieri ha pubblicato sui social le foto di due curriculum. «A sinistra», scrive il virologo, «la persona che ha trattato per l’acquisto dei vaccini per l’Ue. A destra la persona che ha trattato per l’acquisto dei vaccini in UK. Trova le differenze». 
Premettiamo che non abbiamo nulla contro la Gallina. Anzi. Malgrado la carriera non giochi a suo favore, considerato che ha iniziato ad occuparsi di sanità solo lo scorso luglio, quando la capa della Ue l’ha messa alla guida della Dg Sante, c’è chi assicura che l’interprete italiana sia un pezzo da novanta delle trattative, una capace di portare a casa gli accordi più complicati.

Superlegali
Da qui a riuscire a districarsi tra i contratti predisposti dai superlegali pluridecorati di Big Pharma, però, ce ne passa. E i risultati, purtroppo, si vedono. Persino Mario Draghi, che considera l’Unione europea come la cosa più bella che ci potesse capitare e non riesce a sgridare neanche il suo bracco ungherese, ieri non ha potuto fare a meno di strigliare Bruxelles per l’incresciosa situazione in cui ci siamo trovati. Durante la videoconferenza con i leader Ue il premier italiano non solo ha chiesto di «accelerare sulle iniezioni, di andare più veloce», ma ha anche criticato le diapositive mostrate dalla von der Leyen sulle consegne del vaccino del secondo e terzo trimestre sostenendo che non sono rassicuranti perché non danno certezze. Quanto al confronto col Regno Unito, l’ex capo della Bce, ha chiesto per quale motivo non possiamo fare come Londra e New York, che si tengono per loro le fiale.
Tutta colpa della Gallina? Sicuramente no. Certo è che è stata lei a firmare i contratti che ci hanno messo nei guai, consentendo alle aziende che producono il siero di disattendere tranquillamente gli impegni verso la Ue. Del resto era stata proprio la Gallina, in un’audizione al Parlamento europeo a spiegare che un buon vaccino deve essere non solo efficace e sicuro, ma anche conveniente. Si era dimenticata che deve pure essere consegnato, ma forse al prezzo a cui lo abbiamo ottenuto l’opzione non era contemplata.

Dall’interprete friulana, comunque, non aspettatevi scuse. Accusata di aver sottovalutato una serie di clausole inserite nei contratti, la responsabile della Dg Sante si è difesa dicendo che l’accordo utilizzato ricalcava quelli già sottoscritti a giugno da Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia prima che l’Europa si arrogasse il diritto di fare tutto da sola. Il che fa sorgere anche un dubbio: che le diamo a fare lo stipendio se poi si limita a copiare i documenti degli altri?
Ma ora i problemi sono più seri. Le aziende ci stanno lasciando a secco e nessuno sa cosa fare. Nel corso del Consiglio europeo Draghi ha invocato un nuovo approccio della Commissione nei confronti delle società farmaceutiche inadempienti. L’ipotesi allo studio è quella di applicare un divieto di esportazione. Ma nella bozza di documento finale (che potrebbe, speriamo, anche cambiare) compare per ora solo un ammonimento alle imprese, che «devono assicurare la prevedibilità della produzione e rispettare le scadenze contrattuali». Neanche la Gallina avrebbe saputo essere più morbida. Il risultato lo sintetizza il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: «Sul fronte della vaccinazione le prossime settimane resteranno difficili».

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