A parte i dati che non collimano (30 milioni senza reddito e solo 9 milioni di poveri), la vera sorpresa si presenta ogni qualvolta ci sia all’orizzonte un’occasione di svago, di acquisto o di festeggiamento comandato. E’ qui che, misteriosamente, i portafogli si aprono e i quattrini fuoriescono a iosa, senza più tracce di miseria o di privazione.
Certo, sappiamo bene dai tempi di Trilussa che se il mio vicino va in vacanza alle Maldive e io resto a casa, per gli statistici ce la siamo spassata entrambi. Ma l’affollamento dei negozi e i numeri snocciolati dalle associazioni di categoria sotto le feste indicano, con tutto il rispetto per chi la fame la soffre davvero, che i conti non tornano. Prendiamo le rilevazioni di Swg Confesercenti: per il black friday, evento legato al giorno del ringraziamento americano e caduto, quest’anno, il 27 novembre, gli italiani attirati dagli sconti hanno speso 107 euro a testa. Per doni e pacchi di Natale sono usciti dalle tasche altri 272 euro. Per i saldi che scattano già da oggi in alcune regioni la previsione è di 168 euro. In tutto fa 547 euro. Non una cifra da capogiro, intendiamoci, ma pur sempre una somma superiore ai 522 euro che in media percepiscono i destinatari del reddito di cittadinanza per far tirare avanti una famiglia per 30 giorni.
E non è tutto, perché ai quei 547 euro di acquisti in regali e prodotti di consumo vanno aggiunti i soldi per pranzi e cene di Natale e Capodanno (140 euro per la prima ricorrenza 94 euro per la seconda, ci dice Coldiretti) e, soprattutto, quelli usati per i viaggi, le immancabili vacanze. Tra settimane bianche, soggiorni brevi e week end lunghi, gli italiani, che hanno prenotato, secondo Assoturismo, l’83% dei posti disponibili, hanno speso, ha calcolato Federalberghi, la bellezza di 13 miliardi: 771 a testa per il Natale, 648 il Capodanno. Findomestic, infine, ci spiega che a gennaio è salita del 2,1% la propensione all’acquisto per tutti i comparti, dai viaggi, alle auto fino agli elettrodomestici.
Da dove spunta il denaro? Dove sono finiti gli indigenti? Una consistente quota di chi spende e spande fa parte di quella che il sociologo Luca Ricolfi chiama la società signorile di massa, che fa carte false, s’indebita e compra a rate pur di partecipare ai riti collettivi delle festività. Un’altra buona fetta di italiani che sperpera attinge al proprio ingente patrimonio, che ammonta complessivamente, come sappiamo, a circa 10mila miliardi di euro, il più alto del Continente. Infine, in barba ai poveri veri, ci sono quelli che piangono miseria, truccano gli Isee e intascano i bonus, ma si tengono sotto il materasso (o in qualche banca svizzera) una parte di quei 109 miliardi di tasse non versate all’erario.