lunedì 27 gennaio 2020

Calabria più salviniana dell'Emilia

Altro che terroni. Ora tra le cime dell’Aspromonte e nella piana di Gioia Tauro si parla in bergamasco e si mangia polenta. Mentre i riflettori sono tutti puntati sulla roccaforte rossa in Emilia-Romagna, la Lega, ormai orfana di quel “Nord” nel simbolo, messo in soffitta da Matteo Salvini con l’ultimo congresso, continua la sua inarrestabile espansione nel Sud. Anche quello più profondo.
Dopo il Molise, l’Abruzzo, la Sardegna e la Basilicata, il Carroccio, insieme al Centrodestra, stravince pure in Calabria, non solo confermando e consolidando la sua vocazione nazionale, ma dimostrando che il messaggio di Salvini non è comprensibile e masticabile solo dall’operoso popolo padano, da chi vive nelle regioni più ricche del Paese, dove i servizi funzionano, l’economia tira, il lavoro si trova e l’immondizia non straborda lungo le strade.

Anzi, la sensazione è che il richiamo della Lega sia più forte proprio lì dove nulla funziona, dove la disoccupazione è una piaga sociale (in Calabria il tasso di senza lavoro supera il 21%, più del doppio dell’Italia), dove dilagano la corruzione e la criminalità organizzata e le grandi opere non si vedono neanche col binocolo.
Ad orientare il voto dei calabresi, non da oggi, è sicuramente la disperazione, la rabbia. Sentimenti cui hanno cercato di dare risposta anche i Cinquestelle. Con  risultati non trascurabili. Alle politiche del 2018 qui il M5S aveva preso il 43% delle preferenze rispetto ad un misero 5,6% rastrellato dalla Lega.
Quello che era stato anticipato alle ultime Europee (con la Lega balzata al 22%, malgrado il 26,6% di M5S) ed è stato confermato ieri è, però, qualcosa di nuovo e di diverso. Il consenso raccolto dai Cinquestelle, come prima avevano fatto la Dc, il Pd e la stessa Forza Italia, era anche il frutto di strutture politiche, di presenza sul territorio, di militanza attiva.
La Lega al Sud ha appena iniziato a guardarsi intorno. È un partito non radicato, senza quella capillare rete di sedi e militanti che il Nord conosce ormai da decenni. Lo straordinario successo del Caroccio, che ha di nuovo trainato la coalizione portando alla guida della Regione l’azzurra Jole Santelli, è il risultato di una particolare alchimia. Da una parte c’è l’indiscussa forza di Salvini, la sua capacità di parlare alla gente e ottenere consensi. Dall’altra c’è una ragione più profonda: la voglia di voltare veramente pagina, mandando al diavolo chi continua a riempirsi la bocca di rilancio del Sud e questione meridionale. Da decenni la politica cerca voti nel Mezzogiorno promettendo soldi, finanziamenti e redditi di cittadinanza. E tutto resta uguale. Questa volta sulle schede c’è il nome di chi non offre regali, ma un modello di società vincente, dove si vive meglio e più a lungo. Forse era semplicemente questo che i Calabresi, e il Sud, aspettavano.

© Libero