sabato 17 febbraio 2018

L'Inps aumenta i contributi ai precari

Continuare ad elargire sussidi e prebende (pensioni sociali, sostegni al reddito, bonus bebé, bonus mamma, ecc.) a chi non ha mai versato un contributo costa. E per far tornare i conti, oltre ad incassare ogni anno oltre 100 miliardi di quattrini pubblici, l’Inps di tanto in tanto ha bisogno anche di spremere un po’ chi i contributi li paga regolarmente su ogni euro che guadagna.
Il caso, o forse no, ha voluto che a beccarsi l’ultima legnata sia stato proprio l’anello debole della catena, gli iscritti all’istituto meno tutelati, ovvero i lavoratori parasubordinati della gestione separata, meglio conosciuti come co.co.co.

CONTO SALATO
Per loro dal primo gennaio, secondo quanto disposto dalla circolare Inps del 31 gennaio 2018, in applicazione di una tagliola legislativa introdotta, manco a dirlo, dal governo Monti, i contributi da versare obbligatoriamente all’istituto sono aumentati dell’1%. Nel dettaglio, le aliquote sono passate dal 32 al 33%. Percentuale a cui bisogna aggiungere lo 0,72% per finanziare la maternità e malattia e lo 0,51% per l’indennità di disoccupazione Dis-Coll.
Il conto complessivo della contribuzione, che è per un terzo a carico del lavoratore e per due terzi a carico del committente, è di 34,23% per collaboratori, assegnisti e dottorandi, che hanno diritto alla disoccupazione Dis-Coll e pagano l’aliquota piena. Stessa quota versano anche gli amministratori, i sindaci e i revisori, che pur non usufruendo dell’indennità di disoccupazione, pagano ugualmente il relativo balzello dello 0,51%.
Senza indennità e senza aliquota aggiuntiva restano, invece, i componenti di collegi e commissioni, i venditori porta a porta, i lavoratori autonomi occasionali e gli associati in partecipazione, che dal primo gennaio pagano di contributi il 33,72% dei compensi.
Caso a parte è quello dei lavoratori autonomi, la cui aliquota è rimasta identica a quella del 2017, il 25%, a cui si aggiunge lo 0,72%dovuto in quanto la Gestione separata assicura anche ai professionisti iscritti in via esclusiva un’indennità in caso di maternità, ricovero ospedaliero o malattia.
Ma quest’ultima categoria è poco rappresentata. Degli 1,44 milioni di iscritti alla Gestione separata, infatti, il 79,5% sono collaboratori, mentre i professionisti rappresentano solo il 20,5%. Tra i collaboratori i numeri più rilevanti sono costituiti da amministratori o sindaci di società (41,6%) e collaboratori a progetto (38,4%).

BILANCIO IN ATTIVO
Il paradosso è che la stretta sui contributi è arrivata per una delle poche gestioni che ha i conti ampiamente in attivo. Il numero delle prestazioni erogato è infatti ancora assai modesto e largamente inferiore al numero dei contribuenti. Su 1,44 milioni che versano, quelli che ricevono sono solo 361mila. In termini finanziari si tratta di 7,9 miliardi di entrate contributive e di 710 milioni di prestazioni erogate. Il conto è semplice: la Gestione separata ha un rilevantissimo saldo positivo di 7,2 miliardi di euro.
Un tesoretto che, evidentemente, considerato il continuo rosso gestionale dell’Inps, viene utilizzato non solo per coprire i buchi dei comparti in forte passivo, come la gestione artigiani o il Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ma anche per compensare parzialmente tutte le prestazioni assistenziali.

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