venerdì 23 febbraio 2018

Capolavoro della sinistra, le aziende incassano di più ma assumono di meno

Più fatturato, meno occupati. È questo il capolavoro ottenuto dalla sinistra, che ieri si è avventata sui numeri snocciolati dall’Istat per rivendicare il gran lavoro fatto dal governo negli ultimi anni. «Alla facciaccia di chi dice che non abbiamo fatto niente», ha subito commentato Matteo Renzi, sostenendo che i dati sui ricavi dell’industria sono «il migliore spot per il Pd». Le cifre, in effetti, disegnano un quadro in netto miglioramento. Nel 2017, secondo le rilevazioni dell’Istat, il fatturato delle imprese corretto per gli effetti del calendario è aumentato del 5,1% e gli ordini del 6,6%. Si tratta del dato più alto dal 2011, quando la percentuale fu del 6,8%. Ancora più significativo il risultato di dicembre, con l’indice destagionalizzato che ha raggiunto il livello più elevato (110) da ottobre 2008.

Crisi alle spalle? Italia a gonfie vele? La realtà è un po’ più complessa. Di sicuro i segnali che arrivano dal mondo produttivo sono più che incoraggianti e permettono di guardare con moderato ottimismo ai prossimi mesi. Confindustria, ad esempio, ritiene che «a compensazione di una chiusura del 2017 più fiacca del previsto, la dinamica dell’economia italiana nel primo trimestre potrebbe rivelarsi superiore alle attese». Il problema è che la ripartenza dell’industria non ha portato, come invece dovrebbe fare in condizioni normali, una crescita dell’occupazione di uguale intensità. Per verificare che qualcosa non ha funzionato basta confrontare i dati sul lavoro non del 2014, come ama fare Renzi, sottolineando il punto di svolta determinato dal suo arrivo, ma del 2008, quando il fatturato dell’industria era più o meno ai livelli registrati ieri dall’Istat. Ebbene, il tasso di disoccupazione era all’8,5% rispetto al 10,8 di oggi, mentre i disoccupati erano 1,6 milioni, rispetto ai 2,8 di oggi. I conti non tornano. L’industria ha riportato il livello del fatturato a quello di dieci anni fa, ma il sistema nel frattempo si è perso per strada oltre un milione di lavoratori. La spiegazione è nel diabolico mix di incentivi alle imprese e decontribuzioni per i neo assunti messo in campo dal governo per ottenere risultati veloci da mostrare agli elettori. Gli effetti della bomba di estrogeni immessa nel sistema produttivo per gonfiargli artificialmente i muscoli si è rivelata disastrosa. Le aziende si sono attaccate al tubo di Industria 4.0 e sono andate avanti coi soldi dei contribuenti creando pochissima nuova occupazione, i disoccupati diminuiscono col contagocce e i nuovi assunti, come ha certificato ieri l’Inps, sono solo per il 15% a tempo indeterminato. Per essere uno spot della sinistra, non è venuto proprio benissimo.

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