venerdì 16 febbraio 2018

Affondo dell'Antitrust. La Gdf indaga sulle bollette gonfiate

La partita sulle bollette gonfiate è solo all’inizio. Dopo circa un anno di schermaglie con le compagnie telefoniche l’Antitrust è passata alle maniere forti. Ieri il nucleo speciale della Guardia di Finanza a disposizione dell’authority ha effettuato una serie di perquisizioni a tappeto presso le sedi di tutti i principali operatori di telefonia fissa e mobile, da Tim a Fastweb fino a Vodafone e Wind 3. Accertamenti e controlli anche presso l’Assotelecomunicazioni, l’associazione che rappresenta le imprese che si occupano di servizi di tlc. Nel mirino ci sono le ormai famigerate bollette a 28 giorni, che a dicembre, dopo un lungo duello partito lo scorso marzo, sono state definitivamente dichiarate fuorilegge sia con una delibera Antitrust sia con il decreto fiscale di fine anno, che ha concesso alle compagnie fino al 4 aprile per mettersi in regola.

 La sanzione di oltre 1 milione di euro per ciascun operatore e il verdetto di qualche giorno fa del Tar, che ha confermato l’illegittimità delle mini bollette pur senza prevedere risarcimenti per i clienti spremuti dal trucco nella fatturazione, sembrava aver calato il sipario sulla vicenda. La rabbia dei consumatori, sostenuti da alcuni esponenti del Pd, per la beffa delle bollette riportate alla fatturazione mensile ma con la maggiorazione dell’8,6% ereditata dalla riduzione a 28 giorni (che di fatto porta da 12 a 13 i pagamenti annuali), ha infatti spinto l’authority ad effettuare le verifiche.
Le ispezioni riguardano possibili intese restrittive della concorrenza collegate proprio alla fatturazione mensile delle bollette. Nel mirino c’è, particolarmente la decisione di 3 operatori su quattro di annunciare negli stessi giorni, alla fine di gennaio, le modifiche contrattuali e i relativi aumenti. Sulla base dei controlli, l’Antitrust potrebbe ora decidere l’apertura di una istruttoria, ipotizzando una regia per coordinare le società in merito alla durata delle fatturazioni, con una palese violazione dei diritti dei consumatori.

L’affondo dell’Antitrust ha scatenato una immediata raffica di smentite. «Assotelecomunicazioni-Asstel sta prestando la massima collaborazione alle autorità, nella consapevolezza di essere estranea a qualunque pratica anticoncorrenziale», hanno fatto sapere dall’associazione confindustriale.
Tim, dal canto suo, ha assicurato di aver «sempre operato nel rispetto della normativa vigente, garantendo la piena collaborazione a tutte le Autorità di settore e la massima trasparenza ai propri clienti». Anche il gruppo controllato dai francesi di Vivendi si è poi detto «estraneo a qualsiasi comportamento anticoncorrenziale». Così come Wind 3 e Vodafone, che hanno ribadito «la correttezza del proprio operato» e la convinzione di aver «pienamente rispettato la legge».
Le ispezioni non bastano ai consumatori. Le compagnie telefoniche, hanno tuonato dall’Aduc, «devono necessariamente fare dietrofront sugli ingiustificati aumenti delle tariffe che scatteranno nei prossimi mesi, o sarà inevitabile una class action a difesa dei loro clienti».

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