giovedì 2 giugno 2016

Pensioni più basse del dovuto. Errori in aumento nel 2015

Occhio alla pensione. Se qualcosa non vi torna, correte da un patronato per farvi fare un riconteggio e chiedere all' Inps il ricalcolo. La possibilità che l' istituto di previdenza, con i suoi sofisticati sistemi informatici e i suoi 30mila dipendenti, possa aver commesso un errore è tutt' altro che rara.
Anzi, è assai frequente. E i tempi sono strettissimi, considerati che dopo 3 anni decade qualsiasi diritto di avere indietro gli importi dovuti.

«Denunciamo da anni l' illegittimità della norma che impedisce di ottenere il corretto importo della pensione se ne viene fatta richiesta all' Inps dopo 3 anni dalla prima liquidazione: il provvedimento mina il diritto costituzionale alla giusta pensione», ha dichiarato a Libero il presidente Inas Cisl, Domenico Pesenti. Le prestazioni più a rischio sono, ovviamente, quelle che hanno alle spalle una carriera lavorativa precaria, non lineare, spezzata da diversi periodi di disoccupazione o di cassa. Altrettanto traballanti ed incerti sono gli assegni calcolati in parte sui contributi figurativi, siano essi dovuti a malattie, maternità riscatto della laurea o del servizio militare.

Ma la realtà è che nessun trattamento si salva. Dalle pensioni di anzianità a quelle di vecchiaia, da quelle di invalidità a quelle di reversibilità: tutte le somme che escono dagli uffici centrali o periferici dell' ente incaricato di erogare i trattamenti economici per i lavoratori in quiescenza possono essere soggette a sviste, inesattezze, imprecisioni. «Purtroppo siamo di fronte ad un fenomeno vero, reale, di cui Libero ha fatto benissimo ad occuparsi e a denunciare, perché ci aiuta a tutelare meglio i nostri utenti», ha detto il presidente dei patronati Enas, Stefano Cetica.

Lo scorso 30 maggio abbiamo riportato alcuni casi limite scaturiti da verifiche operate su diverse province dai patronati locali. La sensibile percentuale di sbagli per difetto sugli assegni previdenziali liquidati dall' ente guidato da Tito Boeri (con picchi di oltre il 43%) ci ha spinto ad effettuare ulteriori indagini. Ebbene, il quadro emerso dall' analisi dei dati su base nazionale è peggiore. La rilevazione effettuata per Libero dai patronati Inas Cisl, che ogni anno lavorano in media 2 milioni di pratiche con una presenza sul territorio di 21 sedi regionali, 116 sedi locali e 650 uffici zonali, è eloquente.
La percentuale di errori riscontrata dagli esperti dell' Inas è lievemente scesa nel tempo. Ma l' asticella è rimasta elevatissima e il calo, come vedremo, è frutto solo di un' illusione ottica. 

Nel 2013, in seguito alle verifiche sulle prestazioni liquidate dall' Inps, la Cisl ha avviato 49.197 richieste di ricostituzione della pensione per ritoccare al rialzo gli importi. Di queste 38.336 (il 77,9%) sono andate a buon fine, portando dunque ad un ricalcolo favorevole al lavoratore in quiescenza, 3.093 sono ancora in fase di lavorazione e solo 7.768 (il 15,8%) ha prodotto un esito negativo. Esito che non è detto rimanga tale, visto che in seguito al rifiuto di ricostituire la pensione da parte dell' Inps potrebbe seguire un' azione legale che ottenga comunque lo scopo. Nel 2014 la musica è cambiata pochissimo. A fronte di 52.290 richieste l' Inps è stato costretto a rialzare gli assegni nel 76,2% dei casi (39.856), mentre ha avuto ragione nel restante 15,3% (8.015), con 4.419 pratiche ancora aperte.

Si arriva così al 2015, dove le preoccupazioni dei pensionati, dovute probabilmente ad un clima poco sereno sulla previdenza, sono aumentate. E gli errori pure. Le richieste sono infatti salite a quota 59.724. E le pensioni risultate sbagliate per difetto sono state ben 41.100, ovvero il 68,8%. La percentuale scende un po', rispetto agli anni precedenti, ma si tratta solo di un effetto dovuto al gran numero di posizioni ancora aperte, essendo il periodo più recente. Le richieste che hanno avuto esito negativo sono infatti state solo 6.305 (il 10,6%), mentre le pratiche in corso sono 12.319, il 20,6%.
Uno scenario altrettanto allarmante è quello emerso dai dati elaborati dai patronati Enas Ugl, che per Libero hanno effettuato un' analisi a campione sulle pratiche previdenziali gestite in via ordinaria e non solo sulle domande di ricostituzione. Modalità di indagine che abbassa la proporzione dell' errore rispetto al numero di pensioni prese in esame.

In questo caso, su 5.884 domande di accesso al trattamento previdenziale presentate all' Inps tra gennaio e dicembre 2015 dai patronati Enas a livello nazionale, 942 (il 16%) hanno presentato inesattezze. Su base regionale, in Sicilia su 718 pensioni 103 (il 14,3%) hanno ottenuto un ricalcolo, mentre in Campania su 815 pratiche si sono verificati 163 casi di ricostituzione del trattamento, il 20%. La percentuale sale nel Lazio, dove gli errori nel 2015 hanno rappresentato il 30,9% (330). Stesso discorso per Roma e provincia, dove l' asticella degli sbagli per difetto sale addirittura al 35,7%. Si è attestata invece al 17,5% la percentuale di "sviste" sugli assegni di Napoli e provincia, con 69 ricalcoli su 394 pratiche esaminate.
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