Niente spezzatino per Veneto Banca. Luca Zaia è tornato, ieri, a ribadire la necessità di rimettere in piedi senza traumi la banca finita in pancia, come Pop Vicenza, al fondo Atlante.
Un’ipotesi tutt’altro che scontata, considerata la situazione. L’unica certezza, per ora, è che la Brexit non avrà alcun impatto sull’operazione. «Gli impegni assunti dalla sgr con riferimento all’accordo di sub-garanzia stipulato il 31 maggio con Banca Imi e gli altri garanti dell ’aumento di capitale per 1.000 milioni di Veneto Banca rimangono confermati e inalterati in seguito all’esito del referendum che si è tenuto nel Regno Unito», ha spiegato in una nota il veicolo gestito dalla Quaestio sgr di Alessandro Penati.
Per il resto, però, tutte le opzioni sono sul tavolo. Anche perché Atlante nell’arco di poche settimane, con il sostegno ai due aumenti andati completamente deserti di Pop Vicenza e Veneto Banca, ha già bruciato circa 2,5 miliardi della sua dote di 4,2 miliardi. Se si toglie quel 30% che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere destinato alle operazioni sul mercato delle sofferenze, la potenza di fuoco del fondo è praticamente esaurita. E non è proprio quello che Penati si aspettava. Solo qualche settimana fa, annunciando per luglio una grande operazione da due miliardi sulle sofferenze, il manager aveva spiegato che sperava di non sottoscrivere neanche un’azione in Veneto Banca, perché «non ha senso per un potenziale investitore interessato ai crediti deteriorati un fondo che investe anche in aumenti di capitale».
Le cose sono andate diversamente. E ora Atlante dovrà far fruttare in qualche modo le partecipazioni acquisite.
Ed è qui che si concentrano le preoccupazioni del governatore veneto. «Penati», ha spiegato Zaia, «dice che le banche si possono fondere, vendere e spezzettare. Spero che queste due ultime voci non rientrino nella filosofia dell’operazione». Rispetto alle possibilità di fusione, l’esponente della Lega Nord ha detto di ritenere che un simile progetto possa essere alla portata di «molti player a livello regionale». «Ma non ci vengano a dire», ha aggiunto, «che la Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono cadaveri eccellenti».
Il sospetto di Zaia è che ci sia in atto una manovra «per spostare la polvere da un posto all’altro». Il riferimento è sempre alle affermazioni di Penati, secondo cui le banche possono essere ristrutturate in 18 mesi, anziché nei tre anni che sarebbero normalmente necessari. «Un’espressione», ha chiosato il presidente della Regione, «che fa capire la fretta che ha di liberari al più presto di questo impegno. Ma se il tema diventa quello dello spezzatino sui mercati qui sparisce tutto».
E invece, ha proseguito Zaia, «il Veneto ha bisogno di un istituto di credito di riferimento». Realtà che potrebbe nascere, secondo il governatore, dalla fusione delle due banche acquisite da Atlante.
Un’acquisizione avvenuta, peraltro, per pochi spicci. «Non si finisce mai di imparare», ha detto Zaia, «abbiamo capito che il fondo con pochi centesimi di euro si è comprato due banche».
«Noi azionisti», ha aggiunto, «sapevamo di avere azioni da 60 euro di una banca e da 40 e 50 dell’altra. Ora ci siamo ritrovati due banche che valgono meno di 10 centesimi».
Resta il fatto, ha ammesso il governatore, che «si trattava di un aumento di capitale poderoso che doveva comunque essere finanziato». Delle due l’una: «O ce li hai in casa i soldi o te li fai prestare da qualcuno. I “schei” sono sempre un banco di prova. Io non biasimo nessuno».
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