giovedì 16 giugno 2016

La tassa sui rifiuti è salita del 115%. Le città sono sommerse di immondizia

Tarsu, Tia, Tares, Tari. La vecchia tassa sui rifiuti solidi urbani negli ultimi anni ha cambiato spesso nome. Per i contribuenti italiani la musica è rimasta esattamente la stessa: ogni sei mesi per evitare che le strade si riempiano di immondizia (cosa che non di rado accade ugualmente) bisogna aprire il portafoglio e versare un sostanzioso obolo alla società del comune che si occupa di raccogliere e smaltire la spazzatura.

Quello che invece è cambiato, e di molto, è l’importo del balzello. Con il variare delle sigle la tassa  è lievitata fino all’inverosimile, passando da un gettito complessivo di 4,11 miliardi nel 2008 ad una stangata di 8,85 miliardi nel 2015, con un balzo  mostruoso del 115%.
Certo, direte voi, se la spazzatura aumenta, il costo per raccoglierla aumenta. Peccato che mentre il balzello saliva i rifiuti invece scendevano. Qualche mese fa la Cgia di Mestre è andata a scartabellare i dati Istat e ha scoperto che la produzione di immondizia in Italia è passata da 32,5 milioni di tonnellate del 2007 a 29,5 milioni del 2013, con un calo del 9,1%.

Il balzello non colpisce ovunque alla stessa maniera. Il Servizio politiche territoriali della Uil ha calcolato che tra il 2012 e il 2015 la tassa, diventata nel frattempo Tari, è aumentata in media (considerando una famiglia di 4 persone e una casa di 80 mq) del 32,4%, passando da 223 a 269 euro. Ma i picchi sono ben più alti. A Matera, ad esempio, l’incremento medio nel periodo è stato del 207%, a Pescara del 165%, ad Avellino del 114% e all’Aquila del 103%. L’asticella, tranne sporadici casi come Belluno (-17,4%), Varese (-9%) o Bergamo (-7,4%), sale quasi dappertutto. Nelle grandi città l’aumento medio dal 2012 al 2015 è stato del 24,1%, con incrementi rilevanti a Cagliari (+85,3%),  Reggio Calabria (+79,4%) e Genova (54,2%).

Quanto ai valori, nella top ten del 2015 ci sono Salerno, con una Tari media di 462 euro, Benevento, con 453 euro, Grosseto, con 450 euro, Cagliari, con 449 euro e Siracusa, con 444 euro. Nelle grandi città il balzello medio lo scorso anno è stato di 259 euro, con picchi a Cagliari (449 euro), Napoli (435 euro), Reggio Calabria (430 euro), Venezia (334 euro), Milano (331 euro), Genova (330 euro) e Roma (318 euro).
La giostra è tutt’altro che finita. La stessa legge di stabilità che ha abolito la Tasi sulla prima casa e ha bloccato le tasse locali al livello del 2015 ha infatti spianato la strada ad ulteriori aumenti della tassa sui rifiuti. A consentire il nuovo salasso è il combinato disposto di diverse norme inserite nella manovra 2016 e di vecchie disposizioni ancora in vigore. Impossibile entrare nei tecnicismi, considerato l’ingarbuglio di codicilli che regolano il calcolo e l’applicazione dell’imposta. Ma la sostanza è che dal 2016 la Tari deve coprire integralmente, così come stabilito dalla legge istitutiva del 2013, i costi per lo smaltimento dei rifiuti. Oneri che per ora ogni comune si autodefinisce, essendo slittato al 2018 l’obbligo di fare riferimento ai costi standard, e che possono tranquillamente essere caricati sui contribuenti, visto che il balzello è l’unico escluso dal blocco delle tariffe locali per il 2016.

I sindaci non se lo sono fatti ripetere due volte. Moltissimi comuni hanno già deliberato le nuove aliquote della Tari per l’anno in corso, spesso mascherando gli aumenti previsti di gettito con diminuzioni settoriali delle tariffe.
Tra questi ci sono anche le grandi città che domenica prossima eleggeranno il nuovo sindaco. Roma, ad esempio, attualmente guidata dal commissario Francesco Paolo Tronca, ha calcolato che le tasse quest’anno dovranno coprire i costi per 724 milioni di euro. Il gettito lo scorso anno (al lordo di arretrati e ruoli) è stato di 613 milioni. Aumenti più contenuti a Bologna dove la previsione della municipalizzata degli oneri per lo smaltimento dei rifiuti è di 88,6 milioni di euro rispetto agli 87,4 incassati nel 2015. A Torino il gettito Tari previsto per il 2016 è invece di 205 milioni rispetto ai 180 milioni dello scorso anno. A Milano il valore 2016 è lievemente inferiore (300 milioni stimati, 316 incassati nel 2015), ma al netto degli arretrati relativi alla vecchia Tares, anche qui il conto sale. Il solo gettito Tari lo scorso anno è stato infatti di 257 milioni. Situazione  diversa a Napoli, dove la delibera per il 2016 ancora non c’è. Nel 2015 la decisione fu presa ad agosto. Il costo stimato del servizio era di 228 milioni, ma il comune ne ha incassati solo 132. Il rischio ora è che ad agosto il sindaco faccia tutto un conto e chieda pure gli arretrati.

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