giovedì 9 giugno 2016

Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, ha spiegato ieri in audizione alla Camera di aver fatto «i salti mortali» per gestire la pratica del canone Rai in bolletta. Di quelli che dovranno fare i contribuenti per evitare di finire ingiustamente impigliati nella rete del fisco, però, nessuno si preoccupa. Malgrado tutto faccia presagire che l’operazione si tradurrà in una vera e propria carneficina. La Orlandi ha certificato ieri che alla data del 16 maggio, ultimo giorno utile per l’invio, sono pervenute alle Entrate 817mila dichiarazioni sostitutive per l’esenzione, di cui 220mila per via telematica. Il che conferma, purtroppo, tutti i timori della vigilia.

PESCA A STRASCICO
La platea potenziale dei cittadini che da luglio, come si legge chiaramente nel decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale sabato scorso, riceveranno l’accredito del canone in bolletta senza alcun controllo preventivo sull’effettiva residenza (che stando alla legge di stabilità è presupposto inderogabile, insieme all’allaccio della corrente, per la presunzione del possesso della tv) è infatti formata da 23,5 milioni di utenze elettriche residenziali domestiche. È qui che il fisco, in barba all’allarme del garante della privacy sull’inesattezza dei dati raccolti per la fornitura di energia, andrà a pescare i titolari dell’abbonamento presunto. Per altri 6 milioni di utenze domestiche non residenziali, invece, saranno incrociati i dati con quelli dell’anagrafe tributaria. In caso di coincidenza tra fornitura e residenza, scatterà il canone.

PIOGGIA DI ERRORI
Se a questo esercito di contribuenti a rischio (che per non pagare devono comunicare al fisco che lo fa già un altro della famiglia) si aggiungono tutti quelli che non possiedono una tv (che secondo il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli, già da soli sono oltre 800mila e secondo l’Unione nazionali sono consumatori sono addirittura 994mila) e coloro che rientrano nelle altre tipologie di esenzione previste, si capisce bene come il numero di autocertificazioni arrivato a destinazione rappresenti una piccola parte della torta di chi non è tenuto al pagamento del canone. D’altra parte, la pubblicazione del decreto attuativo ben oltre i limiti previsti (il 15 febbraio) e dopo la scadenza del 16 maggio, il contestuale azzeramento delle richieste di esenzione non a norma inviate prima del 24 marzo senza il modulo predisposto dalle Entrate e le cervellotiche istruzioni di compilazione e di invio delle domande non hanno davvero facilitato il compito di chi volesse sottrarsi al balzello non dovuto. Compito che, in molti casi, ha comportato una scelta a perdere: evitare il doppio canone o perdere gli sconti in bolletta legati all’utenza residenziale. Ieri la Orlandi ha assicurato che a nessuno sarà chiesto di pagare due volte, tranne «l’ipotesi che un cittadino abbia più utenze elettriche intestate con la tariffa agevolata per prima casa, il che vorrebbe dire che è scorretto, che o cambia tariffa oppure paga il canone». Scelta che, al netto di prevedibili richieste di arretrati da parte dei fornitori, si può quantificare in media tra 100 euro di canone e circa 250 euro di sconti in bolletta (con consumo medio annuo di 2.700 KWh).
Assodato che gli errori saranno tanti, ecco come difendersi. La prima cosa da fare se si hanno dubbi in vista della scadenza di luglio, spiega il legale dell’Aduc, Emmanuela Bertucci, «è togliere subito l’addebito automatico della bolletta sul conto corrente bancario, altrimenti il canone viene comunque pagato e bisognerà chiedere il rimborso».

COME DIFENDERSI
Una volta messa in sicurezza la bolletta, ci sono diverse alternative. «Per chi deve dichiarare che il canone già lo paga un altro componente del nucleo familiare, attraverso la compilazione del quadro B della dichiarazione sostitutiva, i tempi per l’invio sarebbero ancora validi», spiega la Bertucci, «stando alla lettera del provvedimento dell’Agenzia delle entrate del 21 aprile, infatti, la scadenza del 16 maggio valeva solo per le dichiarazioni di non detenzione della tv».
In ogni caso, c’è tempo fino al 30 giugno per evitare il canone del secondo semestre 2016. Le dichiarazioni presentate dopo (e fino al 31 giugno 2017) varranno solo per il prossimo anno. Questo non significa, però, che le dichiarazioni saranno subito recepite dal fisco. E a luglio potrebbe comunque arrivare la prima rata del conguaglio da 70 euro, anche se dovrebbero esserne addebitati solo 50. «Se si ritiene che il canone non sia dovuto, anche parzialmente, la somma in eccesso rispetto al corrispettivo della fattura elettrica», prosegue l’avvocato dell’Aduc, «deve essere stornato dal pagamento. In questo caso, però, bisogna darne comunicazione, attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno, sia al fisco sia all’Agenzia delle entrate. In questo modo si potrà agire in autotutela contro un accertamento del fisco. Altrimenti bisogna andare davanti ad una commissione tributaria».

NIENTE RIMBORSI
Se l’addebito viene effettuato senza che ve ne siano i presupposti, invece, la situazione si complica. In teoria la somma dovrebbe essere compensata sempre in bolletta. «Ma il decreto attuativo», spiega la Bertucci, «concede 60 giorni di tempo all’Agenzia delle entrate per definire le modalità di richiesta dei rimborsi. Il che significa che sapremo come chiedere indietro il denaro solo dopo l’inizio di agosto, quando i primi accrediti saranno già stati effettuati». In ultima istanza, c’è sempre la possibilità del ricorso al Tar. Una strada che Altroconsumo ha già deciso di percorrere, impugnando il decreto attuativo del ministero dello Sviluppo. Ma se non si ottiene la sospensiva i tempi sono lunghi. E le tasche, nel frattempo, saranno già vuote.

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