mercoledì 29 giugno 2016

Immigrati e risparmi. La Merkel blocca tutto

Alla fine a dirigere l’orchestra è sempre Angela Merkel. Il primo Consiglio europeo dopo Brexit, quello da cui doveva arrivare la risposta forte e nerboruta dell’Europa allo schiaffo della Gran Bretagna, ha partorito il solito topolino. Qualche contentino è andato a Matteo Renzi, che dopo essere stato celebrato come il nuovo autorevole membro del direttorio franco-tedesca non poteva tornare a casa a mani vuote. Il premier ha incassato il via libera all’utilizzo di 1,4 miliardi di fondi per la coesione, «denari destinati alle Pmi e ai giovani per il lavoro». Al vertice di Bruxelles si sarebbe parlato anche della possibilità di istituire due no-tax area a Milano, nell’area ex Expo, e a Bagnoli.

Ma sulle questioni importanti, la Germania non è arretrata di un millimetro. Dopo una serie di vaghi impegni sulla necessità di «realizzare un mercato unico più approfondito ed equo che sarà fondamentale per creare nuovi posti di lavoro e promuovere la produttività», sull’importanza di fornire «un sostegno finanziario agli agricoltori» e di ridurre «i flussi di migranti», la bozza di documento finale si limita ad indicare che «saranno portati avanti i lavori» per completare l’unione bancaria, senza neanche citare il tema del meccanismo europeo di garanzia dei depositi. Un tema evidentemente centrale alla luce degli scossoni borsistici che stanno vivendo le banche del Vecchio continente e su cui il governo italiano aveva lasciato intendere che bollisse qualcosa in pentola, parlando di una soluzione europa per tutelare i risparmiatori. Ma Berlino di mettere in comune i rischi del credito non ha alcuna intenzione, a meno che, come è stato più volte detto, l’Europa non accetti di considerare rischiosi i titoli di Stato in pancia alle banche.

Si tratta di capire, a questo punto, su quali strade stiano proseguendo le trattive di cui sembra si sia parlato a Bruxelles. Il vicepresidente della Commissione Dombrovskis avrebbe confermato colloqui tra l’Italia e la Ue, mentre Bloomberg cita un documento che Mario Draghi avrebbe portato a Bruxelles, senza citare i nostri istituti, in cui si sostiene che di fronte all’impatto notevole della Brexit su economia e mercato dei cambi «non possiamo più permetterci» di non risolvere le debolezze delle banche.
E’ sempre la Merkel, affiancata da Jean Claude Juncker, a dettare la linea dura nel duello con la Gran Bretagna. Il presidente della Commissione Ue di fronte all’Europarlamento ha esortato Londra a «chiarire il prima possibile» le sue intenzioni, aggiungendo che «nessuno a Bruxelles negozierà nulla con il Regno Unito finché non avrà notificato formalmente la decisione di uscire». La cancelliera tedesca ha invece avvertito che la Gran Bretagna non potrà scegliere di mantenere i privilegi, facendo a meno degli obblighi: «Faremo in modo che i negoziati non si sviluppino sul principio della scelta del menù». Una posizione a cui si è accodato anche Matteo Renzi, secondo il quale «in una famiglia bisogna accettare le cose buone e quelle cattive. Non si può prendere il mercato unico e non l’immigrazione».

Per il momento le parole d’ordine dell’Europa sono unità e riforme. Ovvero la messa a punto di una svolta multipla sulla sicurezza comune e il rilancio dell’economia, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e la flessibilità. Temi su cui i 27 dovranno avviare una riflessione approfondita e tirare le conclusioni in occasione di un vertice informale che il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha detto di voler convocare per settembre, probabilmente a Bratislava. In quel prossimo summit si dovraà anche tornare a parlare di come gestire la crisi dei migranti, uno degli elementi scatenanti della Brexit, che l’esito del referendum ha fatto passare in secondo piano nell’agenda di ieri e di oggi. Dal Consiglio è venuto il pieno sostegno alla strategia delineata dalla Commissione europea, ma si è evitato di indicare quanti e quali soldi dovranno essere spesi per tradurre in realtà le buone intenzioni. E questo mentre migliaia di persone continuano a sbarcare sulle coste italiane.

© Libero