Il rating a lungo e breve termine di Unicredit passa infatti da A/A-1 a BBB+/A-2, mentre quello del Banco Popolare da BBB/A-2 a BBB-/A-3. Il rating di Intesa Sanpaolo passa da A a BBB+ e per le emissioni a breve da A-1 ad A-2. A BBB+ scendono anche Mediobanca, Ubi, Bnl e Cassa di risparmio di Parma e Piacenza. Per Popolare di Milano, banca Carige, Credito Emiliano e Banca popolare dell'Alto Adige il rating scende invece a BBB-, mentre il merito di credito del Montepaschi di Siena e della banca Popolare dell'Emilia Romagna è stato rivisto a BBB. Per tutti gli istituti, ovviamente, l'outlook è negativo.
La scure di Standard and Poor's non ha salvato quasi nessuno. Le 34 banche bocciate dall'agenzia facevano infatti parte di una lista di 37 società prese in esame. Dietro la raffica di downgrade c'è un giudizio complessivamente negativo su tutto il sistema italiano del credito. I declassamenti sono stati infatti precedeuti dal taglio del giudizio di rischio sul settore bancario (Bicra) italiano dal gruppo 4 al gruppo 3, sempre a seguito del recente downgrade della valutazione di lungo e breve termine del credito del Paese da A/A-1 a BBB+/A-2.
S&P ha spiegato che «la vulnerabilità dell'Italia ai rischi sul finanziamento esterno è aumentata, a causa dell'elevato debito pubblico, che ha causato una significativa diminuzione della capacità delle banche di reinvestire il loro debito». L'agenzia di rating si aspetta quindi «una redditività persistentemente debole per le banche italiane nei prossimi anni, e rendimenti aggiustati per il rischio sui prodotti bancari core che potrebbero non essere sufficienti agli istituti di credito per coprire il loro costo di capitale». Questo potrebbe «essere negativo per la stabilità del settore bancario del Paese», ha poi sottolineato S&P.
Giudizi non proprio in linea con l'ottimismo espresso solo qualche giorno fa dall'agenzia di rating , secondo cui la decisione della Banca centrale europea di inondare di liquidità le banche dell'eurozona «ha ridotto i rischi di un tracollo del sistema finanziario entro i prossimi due anni ed aumentato le possibilità di un graduale miglioramento». In un rapporto sull'andamento della recessione nell'Eurozona, S&P spiegava che l'azione dell'Eurotower «è un passo importante per ridare fiducia ai mercati».
© Libero
La scure di Standard and Poor's non ha salvato quasi nessuno. Le 34 banche bocciate dall'agenzia facevano infatti parte di una lista di 37 società prese in esame. Dietro la raffica di downgrade c'è un giudizio complessivamente negativo su tutto il sistema italiano del credito. I declassamenti sono stati infatti precedeuti dal taglio del giudizio di rischio sul settore bancario (Bicra) italiano dal gruppo 4 al gruppo 3, sempre a seguito del recente downgrade della valutazione di lungo e breve termine del credito del Paese da A/A-1 a BBB+/A-2.
S&P ha spiegato che «la vulnerabilità dell'Italia ai rischi sul finanziamento esterno è aumentata, a causa dell'elevato debito pubblico, che ha causato una significativa diminuzione della capacità delle banche di reinvestire il loro debito». L'agenzia di rating si aspetta quindi «una redditività persistentemente debole per le banche italiane nei prossimi anni, e rendimenti aggiustati per il rischio sui prodotti bancari core che potrebbero non essere sufficienti agli istituti di credito per coprire il loro costo di capitale». Questo potrebbe «essere negativo per la stabilità del settore bancario del Paese», ha poi sottolineato S&P.
Giudizi non proprio in linea con l'ottimismo espresso solo qualche giorno fa dall'agenzia di rating , secondo cui la decisione della Banca centrale europea di inondare di liquidità le banche dell'eurozona «ha ridotto i rischi di un tracollo del sistema finanziario entro i prossimi due anni ed aumentato le possibilità di un graduale miglioramento». In un rapporto sull'andamento della recessione nell'Eurozona, S&P spiegava che l'azione dell'Eurotower «è un passo importante per ridare fiducia ai mercati».
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