martedì 28 febbraio 2012

Evviva, si torna a giocare in Borsa

Qualcuno, nelle sale operative, sta già dando la colpa alle vendite allo scoperto. E c’è da scommettere che la tesi non resterà isolata. Saranno in molti, oggi, a puntare il dito sulla speculazione per spiegare il cattivo andamento di Piazza Affari (-1,09%) dopo la brillante chiusura di venerdì scorso (+1,07%) e, soprattutto, dopo l’ottimo risultato dell’asta sui Bot. Da ieri, infatti, per la prima volta dal 12 agosto 2011, alla Borsa italiana è di nuovo possibile scommettere al ribasso sui titoli di banche e assicurazioni. Una pratica apparantemente “contronatura” che consiste nel guadagnare attraverso una veloce compravendita di azioni che stanno perdendo valore e il cui calo (qui sta l’accusa principale) può essere accelerato dalla stessa transazione.

Difficile valutare quale sia stato l’impatto emotivo sugli investitori della mancata conferma del divieto che la Consob da agosto in poi ha continuato a prorogare periodicamente sulla scorta delle indicazioni europee e delle oscillazioni dei mercati. A rigor di logica, però, sarebbero da escludere impatti rilevanti sulle contrattazioni. Il divieto in vigore dall’estate scorsa in tutte le principali piazze finanziarie europee non ha infatti impedito ai listini di viaggiare in caduta libera per tutto il resto del 2011. Né, all’opposto, può essere ritenuto responsabile delle timide ripartenze registrate nelle scorse settimane. La verità è che gli speculatori di mestiere hanno tranquillamente aggirato gli ostacoli della Consob sullo short selling operando su derivati (Etf) e mercati secondari (Otc), mentre gli intermediari finanziari hanno dovuto rinunciare ad uno strumento prezioso in tempi di scarsa liquidità e di mercati in calo.

Più che «incomprensibile», dunque, come l’ha definita il coordinatore delle commissioni economiche del Pd, Francesco Boccia, la decisione della Consob appare benvenuta. Semmai tardiva, visto che in Europa, Francia, Spagna, Belgio e persino la Grecia hanno già riammesso da diversi giorni le vendite allo scoperto. E non, ovviamente, per spalancare le porte alla speculazione, ma per certificare il cessato allarme. Per sancire il ritorno, almeno formale, ad una situazione di normalità. Va detto, poi, che la riapertura dei mercati borsistici ai ribassisti non fa venire meno una serie di paletti introdotti dalla Consob a tempo indeterminato per contrastare i fenomeni speculativi. Restano infatti in vigore sia il divieto delle vendite allo scoperto “nude”, quelle cioè che vengono fatte senza neanche avere la disponibilità, magari sotto forma di prestito temporaneo da parte di una banca, dei titoli oggetto della transazione, sia l’obbligo di comunicare all’authority tutte le posizioni “scoperte” rilevanti, ovvero quelle superiori allo 0,2% del capitale sociale.

A fare la differenza, ieri, più che il ritorno dello short selling è stata la delusione del no arrivato dal G20 ad una maggiore dotazione di risorse anticrisi per l’Fmi. Una bastonata che il via libera ad ampia maggioranza del Bundestag al secondo pacchetto di interventi a favore di Atene, giunto da Berlino a mercati chiusi, non è riuscito ad attenuare. L’esito del vertice di Città del Messico ha spinto verso il basso tutti i listini europei, da Francoforte (-0,22%) a Londra (-0,33%), fino a Parigi (-0,74%). E ha trascinato giù dell’1,09% anche Piazza Affari, malgrado i 12,25 miliardi di Bot (il massimo importo previsto) a 6 mesi e 295 giorni piazzati dal Tesoro, con rendimenti rispettivamente dell’1,2 e dell’1,29%, in netta discesa rispetto alle aste precedenti. Un successo in gran parte atteso, considerato anche che domani arriverà la seconda pioggia di prestiti a tre anni e tasso dell’1% (più basso dei rendimenti dei Bot) della Bce. Le stime parlano di un’abbuffata da parte delle banche italiane di altri 50-60 miliardi dopo i 116 già intascati il 21 dicembre.
Nell’attesa, lo spread Btp-Bund non molla la presa. Ieri, dopo aver toccato picchi di 370 punti, ha chiuso a 359, praticamente invariato rispetto all’apertura. Ed è questo il terreno su cui oggi si giocherà la sfida, con il Tesoro che proverà a piazzare sul mercato 6 miliardi di Btp a cinque e dieci anni.

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