Non ci crederete, ma gli ispettori della Ue e della Bce hanno praticamente appreso ieri che molte delle misure su cui l’Europa ci sta pressando dallo scorso agosto sono state già messe in cantiere o addirittura approvate. Dopo una riunione tecnica con Bankitalia, gli esperti guidati dal vice direttore generale per gli Affari economici della Commissione Ue, Servaas Deroose, sono piombati negli uffici del ministero della Pubblica amministrazione con il piglio del professore che ha pizzicato lo studente impreparato.
Al principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. (Douglas Adams)
giovedì 10 novembre 2011
I commissari Ue insistono con le riforme. Ma il governo le ha già scritte
mercoledì 9 novembre 2011
Il governo vuole decidere il prezzo dell'elettricità
Per una volta sono tutti d’accordo: imprese, sindacati, consumatori ed esperti. La revisione delle tariffe elettriche ventilata nella bozza del maximendamento alla legge di stabilità non s’ha da fare. La proposta, in estrema sintesi, prevede che l’Autorità per l’energia verifichi periodicamente la corrispondenza dei nostri prezzi con quelli praticati in ambito europeo per analoghe attività e che gli stessi rispondano a criteri di efficacia ed efficienza rispetto a opere e infrastrutture di interesse strategico.
Sorpresa, il Cav è già pronto a ricandidarsi
«A questo punto le elezioni anticipate sono più vicine. Mi sembra che sia logico, perché questo Parlamento oggi è paralizzato almeno alla Camera, mentre al Senato il centrodestra ha ancora una buona maggioranza. Anche la situazione che si è verificata conferma che questa è una fotografia esatta della realtà».
Prima di stappare lo champagne opposizioni e anti-berlusconiani dovrebbero pensarci due volte. Dal passo indietro all’uscita di scena, infatti, ce ne passa. E il Cavaliere non sembra così intenzionato a gettare la spugna. Anzi, dall’insistenza con cui nelle varie interviste rilasciate dopo il vertice con il Capo dello Stato parla di elezioni anticipate come unica alternativa, viene anche da pensare, o quantomeno da non escludere, ad una clamorosa ricandidatura.
Prima di stappare lo champagne opposizioni e anti-berlusconiani dovrebbero pensarci due volte. Dal passo indietro all’uscita di scena, infatti, ce ne passa. E il Cavaliere non sembra così intenzionato a gettare la spugna. Anzi, dall’insistenza con cui nelle varie interviste rilasciate dopo il vertice con il Capo dello Stato parla di elezioni anticipate come unica alternativa, viene anche da pensare, o quantomeno da non escludere, ad una clamorosa ricandidatura.
martedì 8 novembre 2011
Cattivi maestri. Le banche tedesche sono zeppe di titoli tossici, ma chiedono a noi di vendere l'oro
«Per ridurre sensibilmente il suo debito l’Italia potrebbe vendere parte delle riserve d’oro». La Germania non perde né il pelo né il vizio. Dopo le continue ingerenze di banchieri, ministri e della stessa cancelliera Angela Merkel, l’ennesima provocazione arriva dal presidente della commissione parlamentare per l’Europa, Gunther Krichbaum, che ci suggerisce di mettere i lingotti della Banca d’Italia sul mercato per pagare i nostri debiti. Un po’ come i disperati che vanno al banco dei pegni per cercare di raggranellare qualche soldo con l’anello della nonna.
lunedì 7 novembre 2011
Il Financial Times scomoda il Padreterno: Silvio dimettiti, in nome di Dio
«In the name of the god, go». Per mandare a quel paese Silvio Berlusconi sarebbe bastato citare un Travaglio o un Di Pietro qualsiasi. Ma il Financial Times ha una storia alle spalle. E per scagliarsi contro il Cavaliere ha voluto scomodare addirittura Oliver Cromwell, forse perché anche il condottiero inglese credeva negli unti del signore. C’è da stropicciarsi gli occhi nel leggere l’editoriale apparso ieri sulla bibbia dell’informazione economica anglosassone, che si conclude con la frase: «In nome di Dio, dell’Italia e dell’Europa, vai via!».
sabato 5 novembre 2011
Il premier sfida la crisi: «I ristoranti son tutti pieni»
Sarà pure il solito Silvio Berlusconi che straparla, ed esagera un po’ nel dipingere un’Italia festaiola e spensierata che riempie i locali, ma stavolta al posto dei risolini il Cavaliere raccoglie sostegni e attestati di stima. «Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni», dice il premier durante la conferenza stampa conclusiva del G20, aggiungendo che il Paese sta scontando «un pregiudizio antico» e che l’attacco ai nostri titoli di Stato è «una moda passeggera». Frasi eccessive? Ottimismo fuori luogo? Forse. Sta di fatto che le parole di Berlusconi non fanno neanche in tempo a rimbalzare a Roma per la solita valanga di critiche e sberleffi che a Cannes inizia a parlare Barack Obama. E, sorpresa, il numero uno della Casa Bianca non solo dice le stesse cose, ma non fa che elogiare il Cavaliere. «L’Italia è un grande Paese, con una enorme base industriale, un grande benessere, grandi asset», parte il presidente americano, che prosegue sottolineando «i progressi» fatti dal nostro Paese e definendo «psicologica» la crisi.
giovedì 3 novembre 2011
C’è la legge per aiutare le piccole imprese
Tempi certi per i pagamenti, quote fisse di incentivi pubblici per l’industria da destinare alle Pmi, valutazione preventiva dell’impatto delle misure legislative e regolamentari, istituzione di un garante presso il ministero dello Sviluppo, semplificazione e riduzione degli oneri burocratici. In attesa delle scosse all’economia più volte annunciate dal governo e della realizzazione effettiva dei provvedimenti varati in queste ore sotto il pressing dell’Europa e dei mercati, oggi alla Camera diventa legge lo statuto delle imprese.
La notizia, malgrado l’incomprensibile silenzio che l’ha di fatto nascosta all’opinione pubblica, è clamorosa. E non solo perché l’approvazione si inserisce in uno sconfinato deserto dell’attività legislativa che da circa 12 mesi a questa parte ha visto il via libera soltanto di 14 leggi di iniziativa parlamentare, ma soprattutto perché il provvedimento costituisce il classico esempio di riforma a costo zero per rilanciare l’economia di cui tanto si parla e rappresenta un pezzo di quegli impegni con la Ue contenuti nella lettera inviata dal premier Silvio Berlusconi a Bruxelles.
La notizia, malgrado l’incomprensibile silenzio che l’ha di fatto nascosta all’opinione pubblica, è clamorosa. E non solo perché l’approvazione si inserisce in uno sconfinato deserto dell’attività legislativa che da circa 12 mesi a questa parte ha visto il via libera soltanto di 14 leggi di iniziativa parlamentare, ma soprattutto perché il provvedimento costituisce il classico esempio di riforma a costo zero per rilanciare l’economia di cui tanto si parla e rappresenta un pezzo di quegli impegni con la Ue contenuti nella lettera inviata dal premier Silvio Berlusconi a Bruxelles.
mercoledì 2 novembre 2011
La Borsa perde 2,5 miliardi l’ora
C’è chi la chiama tempesta perfetta. Chi parla di apocalisse. Di certo, i 442 punti base di spread tra i Btp e i bund tedeschi non si erano mai visti, neppure lo scorso agosto, quando l’asticella al massimo si fermò a 416. Quanto a Piazza Affari, il crollo del 6,8%, che ha mandato in fumo in sole 8 ore e mezza circa 22 miliardi, è inferiore solo al -8,24% registrato il 6 ottobre 2008 (qualche settimana dopo il crac della Lehman Brothers), al -7,57% dell’11 settembre 2001 e al -7,14% del 10 ottobre 2008, sempre in piena crisi subprime. Da brivido il tabellino dei titoli bancari, con Intesa che ha perso il 15,8%, Unicredit il 12,4% e Monte dei Paschi il 10,2%.
martedì 1 novembre 2011
Attacco mondiale ai Btp. «Anche l’Italia può fallire»
Le cose si erano messe male già venerdì, ma era difficile immaginare che la bufera si intensificasse a tal punto. Con Piazza Affari maglia nera d'Europa, a quota -3,82%, e i Btp sotto assedio, con lo spread decollato a 407 punti base e un rendimento schizzato al 6,14%.
Tremonti punta sul G20 per uscire dall'angolo. Nell'attesa va alla sagra della zucca
Prima il dl sviluppo affidato a Paolo Romani, poi la regia del piano europeo di riforme trasferita a Palazzo Chigi, addirittura sotto la supervisione di Renato Brunetta. Le legnate contro Giulio Tremonti ormai non si contano più. Al di là delle polemiche e delle varie versioni circolate sul contributo (e la condivisione) del ministro dell’Economia al documento presentato alla Ue, l’assedio della maggioranza nei confronti del titolare di Via XX Settembre si fa sempre più serrato.
Iscriviti a:
Post (Atom)