domenica 11 ottobre 2015

Matteo promette: giù le tasse. Ma prepara la stangata

Arrivano i soldi. A sentire Matteo Renzi gli italiani non hanno più motivi di preoccupazione. L’economia, ha spiegato davanti agli industriali del Veneto, va a gonfie vele e la legge di stabilità, che sarà varata giovedì dal Cdm, sarà «il jolly» per consolidare la ripresa.
Al lungo elenco prodotto nelle ultime settimane dal promessificio del premier, che ieri ha ribadito l’abolizione di Tasi e Imu, si è aggiunta una superagevolazione per le imprese, probabilmente dettata dal pressing della Ue sulla necessità di diminuire le tasse sul lavoro piuttosto che quelle sulla casa.
«Chi nel 2016 investirà in beni strumentali della propria azienda», ha annunciato incassando gli applausi della platea, «avrà la possibilità di portare in ammortamento non il 100% ma il 140%. Varrà per un anno solo». In realtà, l’idea già circolava da alcuni giorni e l’aveva esplicitamente proposta anche il sottosegretario all’economia, Enrico Zanetti. Renzi ha però aggiunto che non si tratta della legge Macron, varata a Parigi e identica apparentemente a quella annunciata dal premier, ma di «un allargamento della Sabatini».

Affermazione un po’ vaga che sposta l’obiettivo sui 2,8 miliardi ancora a disposizione per facilitare gli investimenti in macchinari e lascia il sospetto che il governo stia pensando di utilizzare i soldi della Sabatini per finanziare la nuova proposta. Queste, ha comunque spiegato Renzi, «sono solo scintille, la vera legna è una riduzione strutturale delle tasse».
Poi, dopo l’appello agli imprenditori per far ripartire gli investimenti alla faccia dei «gufi» e la rassicurazione ai sindaci che nulla sarà loro tolto e che, anzi, per il 2016 potranno scorporare gli investimenti dal patto di stabilità interno, Renzi ha anche tirato fuori dal cilindro un intervento ad hoc, tra 500 milioni e un miliardo, «per un milione di bambini sotto il livello di povertà». Mentre non c’è alcuno spazio per il reddito di cittadinanza perché «lo Stato ha il dovere non di dare a tutti un reddito, ma di creare le condizioni perché tutti abbiano un lavoro».

Al di là degli ottimismi del governo c’è anche chi teme qualche spiacevole trucchetto. Come Confedilizia, che ieri ha lanciato l’allarme su un possibile gioco delle tre carte sulla casa. «Se il governo ha deciso di ridurre a un’unica imposta Imu e Tasi», ha detto il presidente Giorgio Spaziani Testa, «è opportuno che chiarisca che l ’aliquota massima non potrà superare il 10,6 per mille, vale a dire l’ordinario limite della somma di Imu e Tasi». In caso contrario, il rischio è che venga scaricato sulle seconde case parte del taglio promesso sulle abitazioni principali.
Restando in tema, la Cgia ha fatto notare che quest’anno l’Imu sugli immobili ad uso produttivo, portata all’aliquota massima dalla metà dei Comuni, provocherà una stangata da 10 miliardi per le imprese. «È qui che Renzi dovrebbe intervenire», ha spiegato l’associazione degli artigiani di Mestre, «anziché abbassare l’Ires, che avvantaggerà soprattutto le grandi aziende».

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