venerdì 30 ottobre 2015

L'Agenzia delle entrate è in crisi, ma continua a mandare lettere

I dirigenti non ci sono più. La Cassazione potrebbe dichiarare illegittimi migliaia di atti. Alcuni nel governo vorrebbero mandare a casa i vertici. Ma l’Agenzia delle entrate continua imperterrita a terrorizzare gli italiani con le sue missive di «avviso bonario».
Dopo le 220mila lettere mandate a chi non ha presentato, pur avendone l’obbligo, la dichiarazione dei redditi con il modello 730, le 190mila inviate ad altrettanti lavoratori autonomi per anomali rispetto agli studi di settore e le 20mila per mancanza di corrispondenza di altri dati come compensi o vendite, ecco pronti altri 65mila avvertimenti.

Questa volta nel mirino ci sono tutti  contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione Iva. Se il postino bussa alla porta non pensate di cavarvela. Gli avvisi sono bonari, ma qualcosa si paga lo stesso. Come spiega la stessa Agenzia le missive permetteranno ai cittadini di «controllare e correggere la propria posizione», assicurandosì così «le sanzioni ridotte previste dal ravvedimento operoso».
La pioggia di lettere fa parte di una strategia ben precisa: lavorare come e più di prima mentre le bombe cadono davanti all’uscio. Il direttore Rossella Orlandi continua a restare in silenzio. Mentre Enrico Zanetti continua a parlare. Seppure con toni sicuramente più morbidi il sottosegretario all’Economia con delega sulle agenzie fiscali è tornato a chiedere un confronto politico con l’esecutivo. Per ora, comunque, l’esponente di Scelta civica è disposto a siglare una tregua, purché Lady Fisco resti al suo posto. «Per me», ha detto Zanetti, «il problema si porrebbe nella misura in cui continuasse a esternare in questi termini. Se non accadrà, e non credo che accadrà, per me la questione è chiusa. Se tali esternazioni continuassero il problema si riaprirebbe».

Intanto in Parlamento è partito ufficialmente l’assalto alla diligenza. Dopo una serie di false partenze per la mancanza del numero legale, a dimostrazione dell’atmsoffera non proprio serena nella maggioranza, la sessione di bilancio ha preso il via ieri al Senato. In attesa che il 9 inizio la partita vera in aula lo spartiacque è sabato 7, quando scadrà il termine per gli emendamenti.  La minoranza dem ha già annunciato che presenterà una decina di emendamenti «qualificati». Nel mirino ci sono principalmente l’innalzamento del tetto per l’uso dei contanti a tremila euro, i tagli alla Sanità, le pensioni, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa anche per i più «ricchi». Pure Ncd spinge per ottenere cambiamenti nel testo della manovra, anche se Angelino Alfano si è detto «contento dell’impianto del provvedimento».
La relatrice Raffaella Zanoni, «fedelissima» di Renzi, ha lanciato segnali di distensione. «Esistono margini per  alcuni ritocchi». Ma la fiducia è dietro l’angolo. Per evitarla, ha spiegato, «è necessario giungere a un numero contenuto di emendamenti».

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