domenica 8 marzo 2015

Il Pd ci fa pagare i cassintegrati Alitalia

Qualcuno, come i 36 piloti ex Alitalia e Meridiana pizzicati dalla Gdf, qualche settimana fa, aveva persino deciso di arrotondare la cassa integrazioni lavorando illegalmente all’estero. Un bel coraggio, considerato che grazie ai contribuenti italiani i dipendenti delle compagnie aeree in esubero possono intascare fino a 30mila euro lordi al mese.

Ad alzare definitivamente il velo sul generoso aiutino pubblico destinato al personale di volo e di terra dei vettori nazionali, che in diverse occasioni anche noi di Libero abbiamo denunciato, è stato il neo presidente dell’Inps, Tito Boeri, nell’ambito dell’operazione trasparenza con cui la sezione del sito Inps chiamata «porte aperte» si ripropone di svelare i retroscena dei fondi speciali gestiti dall’istituto. Quello per il Trasporto aereo (Fsta), si legge nella scheda tecnica, preleva circa 220 milioni l’anno dai cittadini, «più del finanziamento annuo per la lotta alla povertà attraverso il Sostegno di inclusione attiva». La legge istitutiva del Fondo per l’integrazione dei trattamenti di mobilità, cig e solidarietà (del 2004) prevedeva un contributo solo a carico di datori di lavoro (0,375%) e dei lavoratori (0,125%), escluse le componenti accessorie del salario.

Ma la musica è rapidamente cambiata. Ed oggi l’Fsta è alimentato principalmente dall’addizionale comunale sui diritti d’imbarco di 3 euro. Un’anomalia a cui la Fornero ha dato un termine temporale (il 2014), ma che il Destinazione Italia di Letta nel dicembre 2013, con l’attuale premier Matteo Renzi che già faceva il severo cane da guardia del governo, ha tranquillamente prorogato fino al 2019 per agevolare la vendita di Alitalia agli arabi. A questo scopo l’addizionale è stata aumentata di 1 euro (era a 2) mentre la scorsa estate accordi di governo con le parti sociali hanno aumentato il periodo di godibilità del beneficio da parte dei lavoratori fino a 9 anni dai precedenti 7, aggiungendo anche il pagamento dei contributi previdenziali.
In questo periodo, alla faccia degli esodati, gli ex lavoratori delle compagnie aree prendono stipendi da favola semplicemente stando a casa. Il Fondo garantisce, infatti, un’integrazione del salario all’80%. Il che significa, come scrive Boeri, che i lavoratori percepiscono una prestazione che supera di gran lunga il massimale di 1167,91 euro previsto per cig e mobilità. Con assegni che scavallano spesso i 10mila euro lordi mensili e in alcuni casi limite si avvicinano ai 30mila euro. Il tutto dal 2007 al 2014 è costato quasi 1,4 miliardi. Di cui, stando alle percentuali definitive del 2013, il 98% a carico dei viaggiatori attraverso l’addizionale.

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