martedì 31 marzo 2015

Dell'Utri indagato per ricettazione, gli sequestrano 20mila libri antichi

Per una volta invece di ascoltare noiosissime e incomprensibili telefonate gli ufficiali di polizia giudiziaria si sono dati alla lettura. Non si tratta di un corso di aggiornamento professionale, ma di una delicatissima inchiesta stile Dan Brown dove gli inquirenti sono a caccia di manoscritti rubati. Il ladro, manco a dirlo, risponderebbe al nome di Marcello Dell’Utri, che alla lunga lista di accuse (tra cui quella di concorso esterno in associazione mafiosa per cui è stato condannato in via definitiva a sette anni) stilata dai magistrati di mezza Italia da quando, nel 1994, decise di entrare in politica al fianco di Silvio Berlusconi, ora aggiunge anche la ricettazione e l’esportazione illecita all’estero di opere d’arte.

I pm di Milano, che coordinano l’inchiesta, sostengono di avere accertato la presenza «di opere asportate, in epoca e con modalità ancora ignote, da biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche insistenti sull’intero territorio nazionale». Ancora, però, mancherebbe la pistola fumante. Le indagini partono dal saccheggio della storica biblioteca dei Girolamini di Napoli, dalla quale furono sottratti migliaia di libri, molti dei quali di inestimabile valore. Vicenda che risale al 2012 e nell’ambito della quale sono stati effettuati una decina di arresti, anche oltreconfine. Il sospetto della procura partenopea era che l’allora senatore del Pdl, indagato per concorso in peculato, avesse ottenuto alcuni libri antichi da Massimo De Caro, ex direttore della biblioteca dei Girolamini finito in carcere. Da qui la decisione, presa circa un anno e mezzo fa, del pmdi Milano Luigi Luzi di sequestrare 20mila volumi di Dell’Utri, in parte tenuti nella biblioteca della sua Fondazione, in via Senato, e in parte in un magazzino di deposito, l’Opencare in via Piranesi, e di affidare al Nucleo tutela patrimonio artistico di Monza gli opportuni accertamenti.

La procura, che indaga anche sui due responsabili della Sala Campanella della Fondazione in Via Senato, avrebbe chiesto una valutazione meticolosa libro per libro di tutti i 20mila titoli, tra cui ci sarebbero pure i 3mila volumi della collezione privata di Dell’Utri. Sembra, però, che dalle attente e scrupolose letture dei carabinieri non sia ancora emerso alcun nesso tra i volumi dell’ex manager di Publitalia, attualmente detenuto a Parma dopo l’estradizione dal Libano, e il materiale trafugato alla Girolamini.
Il lavoro del Nucleo operativo di Monza non si è comunque ancora concluso. Alla fine degli accertamenti letterari i carabinieri consegneranno una relazione al pm Luzi da cui potrebbe risultare l’eventuale provenienza illecita di alcuni libri. Anche in quel caso, però, l’incriminazione non sarà automatica. L’autorità giudiziaria dovrà dimostrare l’elemento soggettivo del reato di ricettazione. Ovvero che i libri non siano stati regalati a Dell’Utri e che lui fosse a conoscenza dell’origine irregolare degli stessi. Cosa già avvenuta nell’inchiesta napoletana, dove l’ex senatore, la cui posizione è stata stralciata, ha precisato di aver avuto alcuni volumi in dono e li ha restituiti.  All’appello mancava, però, un’edizione cinquecentesca dell’Utopia di Tommaso Moro. Che Dell’Utri disse di aver perso e che i pm, a quanto pare, sembrano ora convinti di poter  ritrovare in un pagliaio di 20mila libri.

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