sabato 14 marzo 2015

Renzi fa i selfie con gli operai, ma pensa alla guerra in Libia

La mattina nei cieli della Lombardia in elicottero, la sera a Sharm El Sheik. Più che una giornata di lavoro della più alta carica del governo sembra la trama di un cinepanettone. Ma Matteo Renzi è fatto così. Alla scenografia non vuole rinunciare. Malgrado le polemiche delle scorse settimane, dopo il guasto sulla rotta Firenze-Roma, sul pallino del premier per le trasvolate, anche ieri la visita ufficiale del presidente del Consiglio si è trasformata nel solito air show. Prima tappa, manco a dirlo allo stabilimento di Vergiate di AgustaWestland, la società di Finmeccanica che produce anche l’AW 139 con cui scorrazza Renzi.

Qui, dopo la visita alle linee di assemblaggio, accompagnato dall’ad Daniele Romiti e dal numero uno del gruppo Mauro Moretti, è andata in scena la presentazione dello straordinario convertiplano AW609, un velivolo in grado di combinare le capacità sia dell’elicottero e dell’aereo. Una performance che si è conclusa con uno spettacolare «inchino» in volo che ha mandato il premier in visibilio. Per non essere da meno, Renzi è subito risalito a bordo del suo mezzo, scortato da un secondo velivolo, per recarsi a Villa Cortese, dove si è intrattenuto una ventina di minuti per visitare l’azienda di macchine e utensili Pietro Carnaghi, insieme all’ex ad di Luxottica, Andrea Guerra. Fuori dagli stabilimenti è scattato il momento celebrità, con tanto di autografi e selfie a volontà con i dipendenti. E via di nuovo sull’elicottero. Rotta: il cantiere di Expo, a Rho, alle porte di Milano. Ben 15 chilometri di distanza. Praticamente neanche il tempo di allacciarsi le cinture.

Inebriato dalle traversate, Renzi ha inondato di entusiasmo la platea, utilizzando l’Expo come metafora del suo successo. «Non venivo qui da agosto», ha spiegato, «è un tuffo al cuore vedere quanto è stato fatto. Questo dimostra che quando l’Italia rema tutta dalla stessa parte le cose si realizzano». «Il traguardo delle riforme è vicino», ha proseguito dal palco dell’Open Air Theatre, dove è stato accolto da sindaco, governatore, commissario, ministro dell’Agricoltura e ad delle Fs, «come è vicino quello di Expo, che non è un punto di arrivo, ma di partenza, anzi di ripartenza del Paese». Poi, rivolto agli operai che stanno facendo anche i turni notte per recuperare i ritardi sui lavori: «Siete l’anima e il cuore di questo cantiere. Dovete lavorare con l’orgoglio di chi sta costruendo una grande cattedrale laica. Facciamo vedere al mondo di cosa è capace l’Italia». E anche qui giù selfie, strette di mano, applausi, nel classico bagno di folla.

In serata Renzi è tornato in «modalità» presidente del Consiglio per partecipare al forum economico di Sharm El Sheik, dove ha avuto un faccia a faccia con il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi. «La priorità», ha detto, «è intervenire in Libia, a partire dagli sforzi diplomatici dell’Onu, prima che le milizie dell’Isis occupino in modo sistematico non solo piccoli e sporadici luoghi ma una parte del Paese». Quanto all’eventualità di un’azione militare il premier ha spiegato che «ci sono sensibilità diverse nella comunità internazionale», ma «non c’è alcun dubbio che occorra lottare con determinazione e decisione contro il terrorismo». Alla fine della giornata il premier ha trovato anche il tempo di commentare l’annuncio del Giubileo: «È una buona notizia che il governo accoglie con i migliori auspici. L’Italia saprà fare la sua parte».

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