I francesi sarebbero pronti a gettare la spugna. È questa la voce che circola negli ambienti vicini ad Ntv all’indomani della rottura di una pace sociale che aveva finora accompagnato il cammino dell’operatore ferroviario privato.
Il duello esploso ieri tra sindacati e azienda (con la proclamazione del primo sciopero confederale nella storia di Ntv) sul piano di rilancio del gruppo di Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle non è ovviamente l’elemento scatenante, ma rappresenta un ulteriore motivo di riflessione per i soci d’Oltralpe, che già da un po’ stanno ragionando su un exit plan che gli permetta di recuperare almeno in parte il capitale investito. Le perdite cumulate ad oggi, come si legge nel documento presentato nei giorni scorsi alle sigle, hanno già ridotto il capitale versato dagli azionisti dell’80%, da 348,6 a 61,2 milioni. Troppo per un’operazione che era partita con prospettive di guadagno, considerato che un accordo sulla governance impedisce alle ferrovie francesi Sncf di salire sopra il 20% attualmente detenuto. E invece, dopo le ripetute svalutazioni delle quote nel bilancio della società guidata da Guillame Pepy, nel 2014 si è reso necessario un ulteriore esborso di 85 milioni e ora il management chiede un altro contributo ai soci per complessivi 100 milioni, di cui 60 entro giugno. Tutte ricapitalizzazioni che i francesi hanno finora accolto come fumo negli occhi. E a cui potrebbero decidere di non partecipare più, inziando così a diluire la propria quota.
Dopo le difficoltà manifestate dal gruppo nel 2013, con l’uscita dal board di Giuseppe Sciarrone e l’arrivo di Antonello Perricone catapultato da Rcs, e i primi sacrifici dei lavoratori nel 2014, con la solidarietà per 80 esuberi partita la scorsa primavera, molte attese erano rivolte all’arrivo del nuovo ad Flavio Cattaneo. Il compito dell’ex manager di Terna è quello di riequilibrare il rapporto tra costi e ricavi, anche attraverso un ampliamento della flotta e delle tratte, e rendere il gruppo appetibile per l’ingresso di nuovi soci, tra cui c’è chi parla dei tedeschi di Deutsche Bahn.
Ma l’uscita, circa un mesetto fa, del capo della produzione Paolo Ripa, fin dall’inizio in Ntv con un passato in Trenitalia, aveva già fatto capire che qualcosa non andava.
Ieri, a complicare il percorso di risalita a cui sta lavorando Cattaneo, è arrivato anche il primo scontro vero con i sindacati da quando la società ha iniziato a viaggiare sui binari dell’alta velocità.
«Finora», ha ricordato il segretario di Fast-Confsal, Pietro Serbassi, «c’è stata sempre la capacità di trovare un accordo, con la disponibilità dei lavoratori ad accettare le condizioni imposte dalle necessità competitive di una start up, ora però il dialogo è stato sostituito dal prendere o lasciare». La rottura delle trattative si è consumata nell’ultimo incontro di lunedì sera sulla definizione del contratto di solidarietà per la gestione di 222 esuberi. I numeri sulle eccedenze circolano dallo scorso autunno, quando l’allora ad Perricone annunciò la necessità di tagliare 248 posti di lavoro su un organico di 968 a causa di diverse criticità, anche di tipo regolatorio.
Le risposte positive di authority e governo sui pedaggi e sui certificati bianchi non hanno cambiato le cifre sul tavolo. Che alla fine anche i sindacati hanno deciso di ingoiare, dichiarandosi disponibili a sottoscrivere una nuova solidarietà difensiva al 21% da verificare tra due anni.
Per l’azienda, però, era necessario incassare il via libera ad un piano quinquennale di riduzione del costo del lavoro. Una condizione che sarebbe stata posta dalle banche per sbloccare il rifinanziamento del debito, ma che le sigle hanno ritenuto inaccettabile: «Cattaneo ha tolto tutte le opzioni negoziali disponibili al tavolo». Risultato: il cda di Ntv ieri mattina ha confermato l’avvio delle procedure di mobilità per 248 dipendenti. Poche ore dopo Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Fast-Confsal hanno dichiarato per il 10 aprile il primo sciopero di Italo.
© Libero