giovedì 9 aprile 2015

La sbandata a sinistra di Orfini: chiede la testa di De Gennaro

Solo qualche giorno fa aveva accusato Bersani di creare tensione nel Pd. Ieri, però, anche Matteo Orfini ha voluto dare il suo contributo, gettando una granata nel dibattito sulla sentenza della Corte Ue per il G8 di Genova. Forse travolto dall’indignazione di ritorno per i fatti della Diaz, complice anche un inconsueto commentino di Rizzo sul Corriere, all’ora di pranzo il presidente del Pd impugna il cellullare e twitta: «Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica».



La deflagrazione è immediata. Sel, Prc, M5S, esponenti del Pd e una nutrita schiera di twittaroli si avventano sul messaggino. Da una parte per chiedere le dimissioni dell’ex capo della polizia, dall’altra per polemizzare con lo stesso Orfini. In effetti il «suo» Pd non è proprio estraneo alla carriera di Gianni De Gennaro. Nominato capo della polizia dal governo Amato nel 2000, il prefetto è rimasto al suo posto, malgrado la bufera del G8, fino al 2007, quando lo stesso Amato, diventato ministro dell’Interno col governo Prodi, lo prende a fare il capo di gabinetto. Nel maggio 2008, con Berlusconi appena insediato, diventa direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza. Nel 2011 per De Gennaro arriva l’assoluzione in Cassazione perché «non si è acquisita alcuna prova o indizio di un coinvolgimento decisionale nell’operazione Diaz». Poco dopo, nel 2012, Monti lo vuole a Palazzo Chigi, come sottosegretario per la sicurezza. Dove resta fino al luglio 2013 quando Enrico Letta lo propone per Finmeccanica. Fa un po’ discutere la forzatura della legge Frattini sul conflitto di interesse, che vieterebbe il passaggio in società che operano «prevalentemente in settori connessi alla carica ricoperta». Ma qualcuno sostiene che dietro ci sia lo zampino del Quirinale. Lo stesso che avrebbe permesso a De Gennaro, nel maggio del 2014, di sopravvivere alla tornata di avvicendamenti voluta da Renzi nelle partecipate pubbliche, che travolge tutti i manager tranne lui. Ora che Re Giorgio Napolitano non c’è più per il prefetto la strada potrebbe farsi in salita. E la sortita di Orfini, piuttosto che l’ennesima resa dei conti nel Pd, potrebbe essere il primo segnale del declino del superpoliziotto. Fredda l’unica voce del governo, quella del sottosegretario Scalfarotto: il tema riguarda «la coscienza di De Gennaro». Per ora.

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