sabato 18 aprile 2015

Otto 730 precompilati su dieci sono sbagliati

Altro che rivoluzione. Il 730 precompilato rischia di diventare l’ennesimo Vietnam per i contribuenti. A un paio di giorni di distanza dal debutto del nuovo modello per la dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti, che nelle prime 24 ore avrebbe totalizzato oltre 206mila richieste, lo scenario che si va prefigurando è quello di un percorso tutt’altro che semplificato, bensì pieno di trappole e insidie. Il problema principale, al di là delle difficoltà relative alla conquista del pin per accedere al sistema informatico delle Entrate e alla mancanza delle spese sanitarie, riguarda proprio i dati prestampati nel modello, ovvero il nocciolo della riforma voluta da Renzi. La possibilità di errori, mancanze e incompletezze è elevatissima. Soprattutto sulle due tipologie di detrazioni che gli addetti ai lavori ritengono più difficili da certificare: interessi passivi sui mutui per la casa e premi delle polizze.

MUTUI E POLIZZE
Qui i dati, stando alle simulazioni effettuate dalla stessa Agenzia delle entrate e rivelate ieri da ItaliaOggi, risultano difformi più di una volta su due. Per i prestiti la percentuale di errore è del 60%, per le assicurazioni sulla vita del 57%. Cifre che sembrano coincidere con alcune stime elaborate dai Caf, secondo cui la correttezza completa delle informazioni riguarderà una forbice tra l’8 e il 20% dei precompilati.
Le prime rilevazioni effettuate sul campo non lasciano presagire nulla di buono. Il presidente dei Caf della Cisl, Petro Cirrito, dice di non aver ancora avuto segnalazioni particolari in merito ai pasticci del fisco, ma ammette che «è troppo presto per parlare». Anche perché il via libera del fisco alle deleghe per poter scaricare i 730 è partito solo questa settimana. E il grosso degli operatori inizierà a visionare i modelli solo da lunedì. Sui dati più complessi da elaborare, spiega comunque Cirrito, «è possibile che il precompilato contenga informazioni non veritiere che andranno corrette. È per questo che i nostri Caf verificheranno punto per punto anche i 730 da rispedire senza modifiche». Dal territorio iniziano ad arrivare i primi segnali di allarme. I Caf della provincia di Belluno, ad esempio, hanno già riscontrato in molti modelli la mancanza dei dati su mutui e polizze. «La previsione», spiegano i professionisti al Corriere delle Alpi, «è che dovremo mettere mano a molte dichiarazioni».
L’errore più grossolano è quello scoperto da alcuni esuli istriani e giuliano-dalmati ora residenti a Trieste, che, in barba alle leggi, alla storia e alla cartina geografica nel 730 precompilato si sono ritrovati di nuovo jugoslavi.

TORNA LA JUGOSLAVIA
Tra gli altri, come riporta il Piccolo, è accaduto al geometra Pietro Valente. «Secondo il Cud», ha raccontato, «risulto regolarmente nato a Capodistria. Secondo il nuovo 730 sono nato in Iugoslavia, uno Stato che neanche esiste più, per di più con la I al posto della J». Risultato: il modello, anche volendo, non può essere rispedito senza modifiche. Altri svarioni diffusi a pioggia riguarderebbero, infine, i redditi dei fabbricati, la mancata indicazione del codice fiscale del sostituto d’imposta, il mancato abbinamenti di più redditi da lavoro dipendente e il mancato inserimento dei giorni di lavoro utili ai fini delle detrazioni.
Il caos fiscale, insomma, è dietro l’angolo. L’Agenzia delle entrate, però, non ci sta. Sulla questione degli esuli il fisco ha fatto sapere di aver già rimosso l’errore. L’anomalia provocata dal software, hanno spiegato, è stata corretta a seguito di alcuni segnalazioni giunte ai centri di assistenza multicanale e i modelli attualmente scaricabili on line sono dunque corretti.
Più vibrante la protesta per le percentuali di errore scaturite dalle simulazioni. I dati riportati dalla stampa, si legge in un comunicato ufficiale delle Entrate, «sono totalmente erronei e fuorvianti».

LA DIFESA DEL FISCO
La verità, hanno precisato gli ispettori del fisco, è che per predisporre i precompilati l’Agenzia ha effettuato «un’attenta analisi delle informazioni pervenute dagli enti esterni, filtrandole secondo criteri stringenti». Non solo. I dati sarebbero addirittura più «precisi» rispetto al passato perché, sostiene l’ente guidato da Rossella Orlandi, le nuove norme prevedono «sanzioni specifiche a carico degli enti per ogni comunicazione errata».
Nei prossimi giorni si vedrà sul campo chi ha ragione. L’ottimismo del fisco, per ora, non trova riscontro tra i commercialisti. «Siamo dalla parte della semplificazione e vorremmo che tutta questa operazione fosse realizzata nell’interesse dei contribuenti», dice l’Associazione nazionale guidata da Marco Cuchel, «temiamo, però, che nei fatti le cose non stiano così e che ad essere privilegiato sia stato l’elemento comunicativo rispetto a quello tecnico e operativo».

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