martedì 4 febbraio 2014

Sostenere Renzi conviene. Serra e Farinetti all'incasso

L’endorsement politico a favore di Matteo Renzi inizia a dare i suoi frutti. Ricordate il terribile finanziere David Serra? Quello della famosa «cena delle Cayman», che sollevò l’indignazione della sinistra bersaniana durante le primarie del Pd dell’autunno 2012? Ebbene, da oggi potrà vendere i suoi prodotti d’investimento ai risparmiatori italiani, attraverso la rete di Unicredit. Che dire poi di Oscar Farinetti, il guru della nuova sinistra modaiola, il novello re del made in Italy culinario nel mondo, che viene celebrato dal Pd rigorista e legalitario anche quando ammette di aver aperto diversi ristoranti senza licenza? Per lui, dopo i tappeti srotolati da numerose amministrazioni rosse ora arriva un cadeau da Bologna, che ha deciso di omaggiare il patron di Eataly mettendogli a disposizione una struttura sterminata poco fuori la città del valore di 55 milioni, e forse uno da Siena, si parla di Santa Maria della Scala.

I due, Serra e Farinetti, sono diversi eppure simili. Entrambi con il fiuto per gli affari ed entrambi col vizio dello sconfinamento politico. Dal welfare al mondo del lavoro, dalla morale alla burocrazia, dalla previdenza alla sociologia. Il finanziere e l’imprenditore raramente perdono l’occasione di restare in silenzio, soprattutto ora che il sindaco di Firenze viaggia a vele spiegate verso la guida del Paese. Già, perché il tratto che veramente unisce i due è l’aver puntato sin dall’inizio sul cavallo vincente, con una adesione piena al progetto di Renzi rapidamente sfociata nella militanza. I dividendi non si sono fatti attendere. Fino a poco fa considerato, a torto, un oscuro faccendiere con le mani in pasta nei paradisi fiscali, il fondatore e ceo dell’Algebris Investment (fondo con sede a Londra) sbarca adesso ufficialmente nel mercato del risparmio gestito italiano, grazie ad un accordo con Fineco Bank, società del gruppo Unicredit. La piattaforma, che raccoglie oltre 5mila fondi di 62 società, permetterà ad Algebris di offrire i suoi prodotti d’investimento ad una platea molto più vasta di clienti. Due le tipologie che saranno messe sul mercato: l’Algebris Financial Credit Fund (+16,73% dal lancio nel settembre 2012), e l’Algebris Financial Income Fund (+9,79% dall’agosto 2013). In entrambi i casi per Serra si tratta di una nuova frontiera. Fino ad ora impegnato principalmente con i grandi investitori istituzionali, il finanziere si cimenterà adesso anche con i medio-piccoli risparmiatori. I due fondi sono infatti di classe R, ad accumulazione, riservati ad investitori individuali con una soglia minima di ingresso di 10mila euro.

 Tutt’altra l’operazione su cui sta accelerando Farinetti, che nel novembre 2015, giusto in coincidenza con la chiusura dell’Expo di Milano (da cui l’imprenditore intende mutuare le forme contrattuali flessibili in deroga alle normative vigenti) vuole inaugurare una megagalattica Disneyland del cibo che nelle intenzioni dovrebbe battere il record di visitatori di Eurodisney di 10 milioni l’anno.
Il grandioso progetto sorgerà nel Caab di Bologna, un parco di 80mila metri quadri alla periferia nord della città, che oggi ospita i mercati generali agroalimentari di proprietà pubblica. Il paragone con i parchi a tema non è una forzatura giornalistica, ma è scritto nero su bianco nella delibera del 3 giugno 2013 con cui il cda del Caab, guidato dal renziano Andrea Segré, ha dato il via alla trasformazione del progetto Fico (Fabbrica italiana contadina) in Eetaly World: «Una sorta di grande parco giochi, con la stessa attrattività mondiale che ha Disneyworld, potrà avere oltre 10 milioni di visitatori l’anno, diventando così il monumento più visitato in Italia». All’interno di questo «monumento» Farinetti intende piazzare 30 ristoranti, 40 laboratori e 50 punti vendita. Soldi a palate, insomma, che però andranno tutti a Eately. In cambio di un patrimonio immobiliare valutato 55 milioni di euro il Comune di Bologna, guidato dall’ex bersaniano ora renziano Virginio Merola, che ha già dato il suo benestare, parteciperà agli utili della nuova compagnia solo «per quanto necessario a compensare i costi di funzionamento». Gli altri quattrini necessari a realizzare il sogno del faraone del cibo arriveranno dal tessuto politico-imprenditoriale del territorio, che fa capo sostanzialmente al mondo delle cooperative rosse. La Coop, che partecipa Eataly al 40%, dovrebbe sborsare 20 dei 45 milioni previsti per l’investimento iniziale. Infine, se le risorse non dovessero bastare si è detto disponibile a dare una mano persino il ministero dello Sviluppo. Nel frattempo Farinetti potrebbe mettere casa anche a Siena, dove il sindaco neo renziano Bruno Valentini ha detto che Santa Maria della Scala potrebbe diventare un mega store della catena Eataly: 200mila metri quadri che sembravano destinati ad ospitare la Pinacoteca Nazionale.

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