lunedì 10 febbraio 2014

Bankitalia apre alla bad bank

Una valanga di decine di miliardi di asset tossici si prepara ad invadere la finanza italiana e internazionale. Dopo una serie di orientamenti già espressi in via informale ieri il governatore di Bankitalia ha rotto definitivamente gli indugi sulla bad bank. «Vanno nella giusta direzione», ha esordito Ignazio Visco nel corso del tradizionale appuntamento del Forex, «gli interventi, quali quelli in corso presso alcune banche, volti a razionalizzare la gestione dei crediti deteriorati con la creazione di strutture dedicate in grado di aumentare l’efficienza delle procedure e la trasparenza di questi attivi». E fin qui il pensiero corre alle operazioni su cui si stanno muovendo tutte le grandi banche italiane, da Unicredit a Intesa, fino a Mediobanca. Progetti che nelle ultime settimane hanno subìto una forte accelerazione in vista degli stress test europei.

Molti istituti hanno già iniziato singolarmente a disfarsi dei crediti ristrutturati attraverso società specializzate, ma ora sul tavolo c’è anche l’ipotesi di creare una serie di fondi diversificati per livello di rischio dei crediti incagliati e aperti all’ingresso nel capitale, attraverso il conferimento degli asset tossici, di più banche. In fondo, l’ipotesi di gestire la questione restando nell’ambito dei privati sembrava quella inizialmente suggerita anche da Bankitalia. Ieri, però, il governatore, forse spaventato da una crisi che non accenna a diminuire e da credito alle imprese che non riparte, ha auspicato «interventi più ambiziosi, da valutare anche nella loro compatibilità con l’ordinamento europeo, che possano consentire di liberare, a costi contenuti, risorse da utilizzare per il finanziamento dell’economia». Il messaggio è chiaro e rimanda direttamente alla possibilità di creare un veicolo comune, sulla scorta di quanto già avvenuto in Spagna e Irlanda, che preveda l’intervento di un soggetto pubblico a garanzia dell’operazione, verosimilmente la Cdp. Il terreno qui si fa scottante. Intanto, la massa di sofferenze è enorme: si va dai 150 miliardi calcolati da Bankitalia ai 300 miliardi stimati per l’intero ammontare dei crediti dubbi. Guardando alla Spagna, poi, il rischio che lo Stato ci perda soldi non è trascurabile. Se a questo si aggiunge che Bruxelles potrebbe imporci delle penalizzazioni e che, in sintesi, si stratta di spingere le banche a riaprire i rubinetti del credito togliendogli di torno l’immondizia accumulata negli ultimi anni, i presupposti di un pasticcio stile «rivalutazione delle quote di Bankitalia» ci sono tutti.

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