sabato 15 febbraio 2014

Bolletta più cara per 20 anni per pagare i lavoratori del Sulcis

Sessanta milioni l’anno di costi aggiuntivi per 20 anni: in tutto 1,2 miliardi. Può sembrare incredibile, ma la norma che farà lievitare fino all’inverosimile le nostre bollette è inserita nel decreto Destinazione italia approvato martedì scorso dalla Camera in prima lettura. Lo stesso che promette di farci risparmiare 850 milioni sull’energia.

Con una mano si toglie. Il provvedimento offre ai produttori di rinnovabili la possibilità di accettare una riduzione degli incentivi in cambio di un allungamento temporale degli stessi di sette anni. Da qui, secondo l’ormai ex ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, dovrebbero arrivare sconti in bolletta per 700 milioni. Altri 150 sarebbero affidati al «ritiro dedicato», ossia il prezzo che paga il Gse per l’energia derivante da impianti rinnovabili di potenza fino a 10 MW.
Con l’altra si prende. Al comma 12 dell’articolo 1 si autorizza la Regione Sardegna a «bandire una gara per realizzare una centrale termoelettrica» a carbone pulito sul territorio del Sulcis Iglesiente. Ed ecco il piatto forte: al vincitore è «assicurato l’acquisto dal primo al ventesimo anno da parte del Gse dell’energia al prezzo di mercato maggiorato di un incentivo fino a 30 euro/Mwh». Chi paga? Noi, ovviamente. «Gli oneri», si legge, «sono a carico del sistema elettrico e ad essi si provvede mediante corrispondente prelievo sulle tariffe».

Già così, ci sarebbero elementi sufficienti per scrivere un episodio di «Ai confini della realtà». Purtroppo, non è che l’inizio. Intanto, la beffa grandiosa è che lo stesso decreto al comma 11 dell’articolo 1 abolisce i vecchi incentivi per il Sulcis in vigore dal 1994. Poi, c’è la certezza che governo e Parlamento non potevano non sapere. Prima che il testo fosse approvato, infatti, sulla norma si era abbattuta la sonora e inequivocabile bocciatura dell’Autorità per l’energia. Secondo il presidente Guido Bortoni, ascoltato in audizione alla Camera il 13 gennaio, l’idea degli incentivi «non risponde ad esigenze del sistema elettrico» non solo perché «in Sardegna non si prefigura la necessità di sostegni allo sviluppo della capacità produttiva», ma anche perché uno sviluppo incentivato potrebbe «rappresentare un problema per la gestione in sicurezza del sistema». L’operazione, ha detto fuori dai denti Bortoni, «si configura pertanto come un ulteriore onere di natura parafiscale, dell’ordine di 60 milioni all’anno, caricato sulle bollette elettriche».
Certo, si dirà, ma i poveri lavoratori del Sulcis, a loro chi ci pensa? Ebbene, secondo l’economista Francesco Giavazzi sovrastimando l’indotto si arriva al massimo a mille individui. Sarebbe, dunque, molto più sensato utilizzare il primo anno di incentivazione per distribuire 60mila euro a testa a ciascun lavoratore. E chiudere così dignitosamente tutta la partita. Per chi non lo sapesse, infatti, dalle miniere del Sulcis esce un carbone di pessima qualità, che è impossibile commercializzare senza il sostegno dello Stato.

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