Il fango è ancora lì, ai bordi delle strade, a ricordare ai romani che cercano di circolare facendo lo slalom tra le voragini aperte nell’asfalto la devastazione cittadina provocata da qualche giorno di pioggia. Ma il pensiero di Ignazio Marino, nei giorni della breve tregua concessa dagli elementi alla Capitale (da oggi dovrebbe tornare il brutto tempo), è tutto rivolto al modo di spremere ulteriormente i suoi contribuenti per coprire un buco di bilancio che quest’anno, tra tagli dello Stato e debiti del Campidoglio, dovrebbe ammontare a 1,2 miliardi di euro. Senza contare il costo dei danni causati dall’acquazzone - questi sì che stanno preoccupando il sindaco - stimati in 243 milioni di euro.
È di questo che durante l’emergenza maltempo Marino si è occupato, avviando una serie di trattative con il Pd per tentare di strappare più vantaggi nel decreto Salva Roma che martedì sarà in commissione Bilancio al Senato. Sul tavolo ci sono molte questioni, dal nodo della privatizzazione di Acea a quello dei fondi strutturali per Roma Capitale. Ma l’obiettivo primario si chiama Irpef. Il sindaco sta cercando di far inserire nuovamente nel testo la deroga all’aumento dell’addizionale che aveva già ottenuto nel precedente provvedimento saltato alla fine dell’anno dopo la discesa in campo del capo dello Stato Giorgio Napolitano.
L’idea a cui si sta lavorando, per superare le ostilità di alcune componenti della maggioranza e l’evidente impopolarità della misura, sarebbe quella di predisporre un incremento dell’Irpef temporalmente delimitato, magari legato ad un piano pluriennale di rientro del deficit comunale sul cui rispetto potrebbe vigilare un’apposita commissione ministeriale.
Un giochino che costerà carissimo ai romani, i quali, considerando anche il fronte regionale, si troverebbero quest’anno e il prossimo ad essere letteralmente strozzati dal fisco locale con una pressione mai vista sul territorio nazionale. L’aliquota attuale dell’addizionale comunale è allo 0,9% (già oltre il tetto massimo dello 0,8%, grazie alla deroga per gli enti che non rispettano il patto di stabilità interno). Con lo 0,3% in più che vorrebbe Marino si arriverebbe all’1,2%. A questo si aggiungono i recenti regalini di Nicola Zingaretti. Nella manovra di fine anno il governatore ha infatti deciso di sfruttare l’opportunità concessa dal decreto legislativo sul federalismo fiscale dell’estate 2011 disponendo aumenti record dell’addizionale sia per il 2014 sia per il 2015. Per quest’anno il ritocchino sarà dello 0,6% (il massimo consentito), con un balzo dell’aliquota dall’1,73% al 2,33%. Per il prossimo l’addizionale Irpef schizzerà di un altro 1% (sempre il massimo consentito), portando il totale al livello monstre del 3,33%. Il Sole 24 Ore ha recentemente calcolato che se tutti facessero come il Lazio complessivamente il gettito Irpef regionale passerebbe in un colpo da 11 a 24 miliardi di euro. Il conto, impressionante, diventa da incubo per i cittadini romani. Sommando le tasse di Zingaretti a quelle di Marino, se riuscisse ad ottenere la super Irpef, nel 2014 nella Capitale ci sarebbe un’aliquota del 3,53%, che nel 2015 diventerebbe del 4,53%. Un record dei record da far venire i capelli dritti.
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