martedì 6 marzo 2018

Padoan non si è accorto della batosta e sta già preparando un'altra tassa

Sono passate solo poche ore dalla pesantissima batosta presa dal governo e dal suo azionista di maggioranza. Ma per il ministro dell’Economia uscente, e ora pure sfiduciato, Pier Carlo Padoan, che ha già annunciato di voler anche scrivere il Documento di economia e finanza nelle more delle trattative per la formazione del nuovo esecutivo, è una giornata come un’altra. Lui, del resto, il  suo seggio con il Pd a Siena se l’è preso. E poco importa se dietro quei pochi voti che gli hanno permesso di superare l’economista della Lega, Claudio Borghi, (36,2% contro 32,5%) ci siano anche i miliardi dei contribuenti utilizzati per salvare Mps.

Malgrado la sanguinosa battaglia, le violente legnate e le drammatiche conseguenze della consultazione, che hanno portato persino alle dimissioni, seppure differite, del suo sponsor Matteo Renzi, l’ex vice segretario dell’Ocse ha  iniziato la giornata come se nulla fosse. E il suo primo atto ufficiale, manco a dirlo, è stato un appello al G20 per mettere un’altra tassa. Tanto per riportare un po’ di normalità nell’aria, dopo il ciclone scatenato dalle urne.
Presa carta e penna, Padoan ha voluto apporre il suo nome, accanto a quelli dei ministri Ue Bruno Le Maire, Peter Altmaier,  Luis De Guindos e Philip Hammond, al vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al Commissario Pierre Moscovici, in calce ad una lettera inviata alle presidenza argentina del vertice per porre l’accento sulla necessità di affrontare una discussione sul tema della tassazione dell’economia digitale, la cosiddetta web tax.
Dopo il piacere, il dovere. Nel pomeriggio, a scrutini quasi chiusi, il ministro, su Twitter, ha ringraziato gli elettori, impegnandosi «a lavorare affinché le istituzioni continuino a promuovere l’occupazione e la crescita inclusiva per ridurre le diseguaglianze».

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