giovedì 8 marzo 2018

L'Europa ci fa lo sconticino

Gli «squilibri macroeconomici significativi» persistono per il quinto anno successivo. La crescita è troppo «debole». E il debito pubblico «molto elevato» resta «la maggiore vulnerabilità del Paese». Il che, tradotto dall’europolitichese, significa che l’Italia ha bisogno dell’ennesima stangata fiscale per raddrizzare i conti.
A salvare le tasche dei contribuenti ci pensa, per ora, lo stallo post elettorale. Malgrado la voglia, apertamente dichiarata, del ministro dell’Economia uscente Pier Carlo Padoan di vergare ad aprile  il Documento di economia e finanza che traccerà il percorso dei conti pubblici per i prossimi tre anni, il neo senatore del Pd non potrà mettere le mani nel bilancio dello Stato. Padoan, di fatto «licenziato» da Bruxelles, dovrà limitarsi a fotografare l’andamento macroeconomico del Paese e a ripresentare l’impegni già presi. In altre parole, dovrà fare un bel copia e incolla dell’ultima legge di stabililità.

IL CALENDARIO
«Gli italiani», ha spiegato il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, «hanno fatto la loro scelta per vari motivi, con un voto molto frammentato e non possiamo dedurre in modo diretto se ci sarà un governo. Le istituzioni italiane però sono solide e c’è un quadro costituzionale molto chiaro per andare avanti. Terremo conto di tutto questo nel calendario e tutto è previsto nelle nostre procedure».
Una versione confermata anche dal vicepresidente della Commissione Ue, il “falco” Valdis Dombrovskis. «Riconosciamo», ha spiegato, « che un eventuale governo ad interim potrebbe non avere la piena autorità di bilancio e in questi casi accettiamo documenti di scenario a politiche invariate, come è successo per molti altri Paesi, e il nuovo governo può poi presentare quelli aggiornati».
Da Bruxelles è arrivato anche qualche spiraglio sull’entità della correzione, che a novembre ammontava allo 0,3% del pil, ovvero poco meno di 5 miliardi di euro. «Ancora non abbiamo i dati finali del 2017, li avremo ad aprile, e allora vedremo anche gli effetti sul primo trimestre del 2018», ha spiegato il vicepresidente Dombrovskis, sottolineando come non si possa ora «saltare a conclusioni».
Qualunque sia il verdetto finale, la situazione complessiva non è buona. «In Italia abbiamo visto che la crescita si è rafforzata nel 2017 e ci si aspetta che resti costante anche quest’anno, ma è ancora molto sotto la media europea», ha spiegato Dombrovskis, inoltre «il debito è il secondo più elevato dell’Ue e la produttività è bassa". Come non bastasse, persistono  anche i «problemi nel settore bancario».

I CREDITI MARCI
Malgrado la situazione si stia «affrontando, i crediti deteriorati hanno iniziato a calare soltanto da poco». In generale, le «sfide» da affrontare restano molte. Nonostante qualche progresso nell’attuazione delle raccomandazioni di maggio scorso, come quelle su fisco, lotta alla corruzione, riforma della Pa, poco, dicono da Bruxelles, è stato fatto sul cuneo fiscale, sui tempi della giustizia, e per riformare il quadro legislativo sull’insolvenza.
Restano anche «lacune» nella riforma della contrattazione collettiva e nelle politiche attive sul mercato del lavoro. Così come rimangono le «disparità regionali che continuano a pensare sul potenziale di crescita», e la disoccupazione giovanile e a lungo termine. Il tutto, agli occhi dell’Europa, trasforma l’Italia in una sorta di bomba. «Data la sua importanza sistemica» il nostro Paese è «una fonte di significativo contagio potenziale per il resto della zona euro».
E il bello è che le analisi non tengono ancora conto delle mille promesse a colpi di deficit fatte più o meno da tutti i partiti durante la campagna elettorale.

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