sabato 24 marzo 2018

La precompilata è un rebus

Ernesto Maria Ruffini, qualche tempo fa, ha confessato che il termine «fisco amico» non gli piace: «Gli amici si scelgono, il fisco può essere al massimo un parente». Ma la semplificazione, su quella il direttore dell’Agenzia delle entrate non ha mai avuto dubbi. È una priorità, un obbligo morale, un dovere verso i contribuenti.
Del resto, fu proprio parlando di deregolamentazione e snellimento burocratico che il tributarista aveva folgorato l’ex premier Matteo Renzi, presentandosi alla Leopolda del 2010. E il tema è sempre nei suoi pensieri. Al punto che lo scorso novembre ha annunciato: «Entro 5 anni non si farà più la dichiarazione dei redditi».

FISCO LUNARE
Bene. Nell’attesa, però, ci sarà da sudare. Invece di diventare più digeribile, infatti, il fisco italiano è sempre più lunare. In barba a promesse ed annunci, lui e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non fanno altro che firmare decreti, emanare circolari e compilare guide.
Nel 2016 tra leggi, decreti sono state modificate 110 normative. Il direttore dell’Agenzia delle entrate ha firmato 72 provvedimenti, mentre gli uffici del ministero delle Finanze e delle Entrate hanno pubblicato 50 circolari e 122 risoluzioni per un totale di circa 2mila pagine. «Con un sistema fiscale così complesso, estremamente farraginoso, spesso contradittorio e poco trasparente», ha denunciato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, «non dobbiamo sorprenderci se 21 milioni di contribuenti, pari al 54 per cento circa del totale, hanno una pendenza economica con la riscossione inferiore a 1.000 euro».
La situazione non è, purtroppo, migliorata. Anzi. La carta è aumentata. Anche e soprattutto per quella dichiarazione dei redditi che Ruffini vorrebbe spazzare via. Avete presente la precompilata? La rivoluzione del 730 voluta da Renzi? Ebbene, il primo modello 730, nato per sostituire l’astruso 740, era composto da 4 pagine, oggi le spiegazioni necessarie a compilare la prossima dichiarazione dei redditi sono salite a 112 pagine.

Ma la lista è lunga. E le parole che gli esperti di scienze tributarie hanno messo in fila per complicare la vita ai contribuenti fanno concorrenza ai più corposi capolavori della letteratura mondiale. Ad ItaliaOggi si sono presi la briga di contare le pagine di tutte le istruzioni allegate ai modelli utilizzati per pagare le tasse quest’anno. Il modello 770 ne ha 56, quello per l’Irap 111, il modello Iva 84, quello per gli enti non commerciali 233.
L’asticella si alza ulteriormente passando all’Unico. Le istruzioni per la compilazione del modello per le persone fisiche conta ben 301 pagine. Quelle per Unico Società dei capitali ammontano a 250. Quelle per Unico Società di persona sono 2015. C’è, infine, la Certificazione unica. Per districarsi tra le varie caselle del modello che ha sostituito il Cud basta leggere 79 fogli.
COME LA BIBBIA
Complessivamente si tratta di 1.441 pagine. Una cifra che piazza le istruzioni fiscali un po’ al di sotto della Bibbia e qualche gradino sopra Guerra e Pace. Certo, leggere le guide tributarie è tutt’altra cosa rispetto alle pesanti e ridondanti descrizioni di Dostoevskij o alle interminabili prescrizioni morali dei testi sacri. Lo stile del fisco è sintetico e avvicente. Fruibile e chiaro. La suspense, poi, non manca davvero, sapendo che ad ogni minima sbavatura nella compilazione del modello rischia di arrivarti a casa un bell’accertamento esecutivo. Detto questo, costringere il contribuente a consultare 1.441 pagine di testo è un obbligo per cui lo Stato dovrebbe riconoscere in cambio del denaro.
Invece, alla fine del supplizio, come un prigioniero che ringrazia il suo aguzzino, bisogna pure aprire il portafoglio.

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