mercoledì 28 giugno 2017

L'Inps paga in ritardo: lei si dà fuoco

Dal 24 gennaio al 26 giugno.Sei mesi senza lavoro e senza indennità di disoccupazione. Concetta Candido, che ieri esasperata fino all’inverosimile dalle lungaggini burocratiche e dalla difficoltà di vivere senza un soldo, ha deciso di darsi fuoco nella sede Inps di Torino, non è la prima e non sarà l’ultima, purtroppo, a dover fare i conti con la lentezza della macchina assistenziale.

L’Istituto guidato da Tito Boeri, giustamente allarmato dal clamoroso gesto, ha subito voluto mettere le cose in chiaro. Sembra che alla signora mancasse un certificato medico. Per la normativa vigente, si legge in un comunicato in cui l’Inps augura «completa e pronta guarigione» alla disoccupata torinese, «se alla data della cessazione del rapporto di lavoro vi è in corso un periodo di malattia, per avere diritto alla Naspi occorre riacquistare la capacità lavorativa». E tale riacquisto deve essere attestato «dal medico che ha redatto il certificato di malattia». La colpa, insomma, è della signora Candido, che non ha allegato il certificato alla domanda della Naspi. Peccato che la documentazione sia stata presentata in un patronato Inca Cgil il 24 gennaio, mentre il certificato è stato richiesto il 27 aprile. Possibile che i funzionari dell’Inps abbiano impiegato tre mesi per accorgersi che mancava un documento necessario alla liquidazione della pratica?

La realtà è che tutte le pratiche della nuova indennità introdotta dal Jobs Act di Matteo Renzi vengono lavorate normalmente con due o tre mesi di ritardo rispetto alla data di presentazione. E se c’è qualche intoppo, i mesi diventano cinque, sei o più.
Basta andare un po’ in rete per verificare lo stato Dell’arte. Sul sito www.previdenzafacile.com c’è un ampia casistica che non lascia spazio a dubbi. Umberto R., ad esempio, ha presentato la domanda il 26 gennaio. Dopo «più di cinque segnalazioni e solleciti, più varie email mandate alla sede» alla data del 15 maggio di soldi non s’era vista l’ombra e la domanda risultava sul sito dell’Inps «in fase di istruttoria». Stesso discorso per Sarab, che ha presentato la domanda il 12 gennaio e al 23 maggio ancora non aveva ricevuto alcuna risposta. La musica non cambia per Martina G., la quale scrive di aver presentato pure lei la domanda a gennaio. A maggio si è recata alla sede e le hanno spiegato che proprio in quei giorni stavano liquidando le pratiche di inizio anno. Al 10 giugno, però, «ancora non è arrivato niente». L’unica novità è che sul sito la dicitura della pratica, dopo 6 mesi, è passata da «in lavorazione» ad «accolta». Tra le altre decine di casi c’è Giacomo G., con la domanda perennemente «in attesa di istruttoria» dal 6 aprile al 12 giugno, che si chiede: «Le bollette vanno pagate, le giro all’Inps? A che serve avere la disoccupazione sei poi i soldi ti vengono pagati mesi dopo il licenziamento?». Commento finale: «...terzo mondo».

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