mercoledì 11 novembre 2015

Sacconi boccia Boeri: "Fa confusione sulle pensioni"

Basta con la mitizzazione del contributivo. Ad infiammare il convegno organizzato dall’Associazione nazionale magistrati e degli Avvocati dello Stato in pensione ci ha pensato Maurizio Sacconi, che dal palco della Casa dell’Aviatore a Roma ha tentato di smascherare la truffa delle nuova previdenza.
«Bisogna finirla», ha spiegato l’ex ministro del Lavoro ora presidente dell’omonima commissione del Senato, «di considerare il sistema contributivo un regno delle virtù in contrapposizione a quello del vizio rappresentato dal retributivo.

Occorre dire una volta per tutte che non è cambiato nulla, se non un metodo di calcolo dell’assegno. Entrambi i sistemi, infatti, hanno coefficienti di trasformazione ed entrambi si basano sul sistema a ripartizione, per cui le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi». In altre parole, dietro il paravento dell’equità c’è il solito patto generazionale. «La confusione nasce dallo slogan fuorviante per cui incassi a fine carriera quello che hai versato, ma questo», ha proseguito Sacconi - che ieri per favorire la flessibilità in uscita ha proposto un prepensionamento di tre anni con oneri distribuiti fra datore di lavoro e Stato - «accade solo nella previdenza integrativa, non nell’assegno dell’Inps calcolato col sistema contributivo».
Quanto alle proposte di Tito Boeri, secondo il senatore dell’Ncd tendono a contrapporre non giovani contro vecchi, ma «vecchi contro vecchi e poveri contro ricchi in un clima giacobino». Tema a cui la platea di avvocati e magistrati in pensione, bersaglio scontato quando si parla di pensioni d’oro da sforbiciare, è molto sensibile. Di qui l’idea di una riflessione sulla «Tutela dei diritti acquisiti e la fiscalità», incontro a cui sono intervenuti esperti e giuristi, tra cui Alfonso Quaranta, Giuseppe Tesauro, Roberto Pessi e lo stesso Sacconi.

«Il tema dei diritti acquisiti», spiegano i promotori, «è quanto mai attuale perché continuità e sicurezza passino da una generazione all’altra, senza quelle incrinature di diritti, certezze ed aspettative da cui le prossime generazioni potrebbero essere a loro volta colpite. La fiscalità è parte integrante del discorso perché muovendosi all’interno del quadro normativo ordinario e costituzionale, nazionale ed europeo, è chiamata a coniugare imposizione e servizio pubblico, e a distinguere fra assistenza e previdenza».
Ed è qui che si è concentrata l’attenzione di relatori e intervenuti, sulla necessità di mettere fine ad una gogna legislativa e mediatica che continua a considerare i titolari di pensioni medio-alte come dei ladri. Il professor Pessi ha invitato a leggere bene le sentenza della Consulta, perché in alcune si parla dell’assegno previdenziale come di «retribuzione differita». Il che renderebbe illegittimi a priori tutti i tagli operati negli ultimi anni e regolarmente bocciati dalla Corte costituzionale. La realtà, sostengono i relatori, è che i contributi di solidarietà dovrebbero essere basati sul livello di reddito, qualsiasi sia la provenienza. E non sulla volontà di colpire solo determinate categorie.

© Libero