domenica 8 novembre 2015

Pioggia di emendamenti. Manovra verso la fiducia

«Fiducia, fiducia, fiducia». Così Matteo Renzi nell’ultimo libro di Bruno Vespa ha sintetizzato lo spirito della legge di stabilità. E così, con tutta probabilità, finirà al Senato, dove sarà quasi impossibile per il governo evitare la blindatura del testo. Al termine della presentazione degli emendamenti (ieri era l’ultimo giorno) la senatrice del Pd, Magda Zanoni, relatrice del provvedimento, si è detta soddisfatta: «Sono contenta, siamo riusciti a contenere il numero delle nostre proposte di modifica che sono complessivamente molto meno della metà di quelle da noi presentate per la precedente legge di stabilità. Si è valorizzata la qualità e la competenza per materia».


Ed eccolo il contenimento di cui parla la Zanoni: il Pd da solo ha presentato 10 ordini del giorno e 444 emendamenti, di cui circa 150 arrivati dal gruppo e altri 300 dai singoli senatori. Non è stata da meno Area popolare che ha depositato in commissione Bilancio 8 ordini del giorno e 273 proposte. Praticamente la maggioranza, di cui in qualche modo, attraverso il lavoro degli esponenti di governo, la legge di stabilità è espressione, ha chiesto di apportare al testo uscito da Palazzo Chigi oltre 700 modifiche.
Alle richieste dei partiti che formano l’esecutivo si aggiungono poi quelle delle opposizioni, che tutto sommato si sono tenute in scia con i volumi di proposte arrivati da Pd e Ap. Il M5S ha presentato 589 emendamenti (39 odg), Forza Italia 478 (6 odg), Gal 155 (2 odg), Conservatori e riformisti di Fitto 286 (22 odg), Lega nord 334 (6 odg), le forze dalle varie formazioni che confluiscono nel Misto, come Sel e gli ex grillini ne hanno depositati ben 711. Ci sono infine il gruppo delle autonomie con 185 emendamenti (7 odg) e i verdiniani dell’Alleanza liberal popolare-autonomie con un centinaio di proposte di modifica.

Risultato: sulla commissione Bilancio si è abbattuta una valanga di 3.563 emendamenti. Troppi considerati i tempi stretti della sessione di bilancio. La commissione avrà tempo per esaminare il testo fino a venerdì 13 (anche se le relatrici non escludono un piccolo slittamento). Entro il 14 devono poi essere presentati gli emendamenti per l’Aula, che inizierà la discussione prevedibilmente a partire da martedì 17 o al più tardi il 18, per chiudere tassativamente entro il 20.
Ad ammettere che la situazione è assai complicata, guarda un po’. è la stessa relatrice Zanoni: «Credo sia nell’interesse generale non lavorare inutilmente, perdendosi dietro a 3600 emendamenti per i quali è impensabile che Mef e uffici tecnici possano preparare anche le schede».
La relatrice di Ap, Federica Chiavaroli, invece, si è appellata al senso di responsabilità delle opposizioni per arrivare ad una riduzione delle proposte. La realtà è che la maggioranza non è riuscita a trovare uno straccio di convergenza sui temi di cui si è discusso negli ultimi giorni. Persino il Pd, che venerdì ha indetto una conferenza stampa per sostenere alcuni temi forti come la flessibilità sulle pensioni, gli sconti Imu per le case in affitto, le risorse per il Sud, si è presentato all’appuntamento con quasi 450 emendamenti, alla faccia della «qualità» promessa.
Certo, la mannaia dell’ammissibilità, con criteri che il presidente della commissione Bilancio, Giorgio Tonini, annuncia inflessibili, opererà una robusta sfoltita. Ma la strada è tracciata.
La conseguenza prevedibile, come ammette la Chiavaroli, è che «il governo finirà per presentare un maxiemendamento». Con conseguente voto di fiducia. E a quel punto sarà difficile che la maggioranza, presentandosi in ordine sparso, riesca ad avere una potenza di fuoco sufficiente ad ottenere dal governo più di qualche piccola concessione.

I tecnici di via XX Settembre, in ogni caso, sono già autonomamente al lavoro su alcune modifiche. Compresa quella dell’anticipo del taglio dell’Ires al 2016. Un’opzione che piacerebbe molto a Renzi, ma che è ancora appesa al verdetto della Ue. Qualcosa sull’atteggiamento di Bruxelles si saprà forse martedì prossimo al vertice dei ministri delle Finanze Ue. l giorno seguente i due commissari direttamente coinvolti, il Valdis Dombrovskis e  Pierre Moscovici, presenteranno al collegio le loro posizioni per un dibattito d’orientamento che sfocerà nei giudizi di Bruxelles sulle leggi di stabilità dei Paesi dell’Eurozona
Per il resto si lavora ad una serie di questioni che vanno dal tetto del contante a mille euro solo per i money transfer a piccoli aggiustamenti su pensioni, affitti, Rai e pensioni. Qualche modifica, in termini di maggiore sostegno economico, dovrebbe arrivare anche per il Mezzogiorno. Le prime proposte, coordinate dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando, dovrebbero arrivare tra domani e martedì.

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