giovedì 11 settembre 2014

Per il dopo Cottarelli si scalda Gutgeld. E punta alle pensioni

Malgrado l’aspetto un po’ austero, Yoram Gutgeld è un ottimista. «Non vedo cosa si ci sia da drammatizzare», ha detto qualche tempo fa riferendosi alla feroce recessione che attanaglia l’Italia, «noi abbiamo come orizzonte temporale mille giorni. E al termine vedrete che il nostro Paese sarà in grado di dare lavoro e prospettive».

Inutile ricordare al guru di Matteo Renzi che, come diceva John Maynard Keynes, «nel lungo periodo siamo tutti morti». Gutgeld, formato negli States e cresciuto alla McKinsey, conosce bene i classici dell’economia, ma ora è tutto proiettato sull’avventura politica dell’ex sindaco e il suo sguardo è fisso verso l’obiettivo. Il premier si fida di lui ciecamente. Segue i suoi consigli da quando ha ingaggiato la sfida nelle primarie del Pd e, secondo quanto dicono, gran parte delle proposte shock del rottamatore arrivano proprio dalla sua mente.
Israeliano naturalizzato, classe 1959, laurea in filosofia e matematica a Gerusalemme, master in gestione aziendale all’Università della California, ex direttore e senior partner McKinsey a Milano, deputato Pd, Gutgeld viene ormai da tutti considerato l’erede di Carlo Cottarelli. L’ex Fmi non è ancora uscito, ma le forbici della spending review, assicurano, sono già sul tavolo dell’economista, che non a caso partecipa a tutte le riunioni economiche di Palazzo Chigi, al fianco di Renzi.

Il segnale del passaggio di testimone è arrivato martedì sera dal salotto di Bruno Vespa, dove il premier ha scaricato Cottarelli spiegando che il primo progetto con cui si è presentato il commissario era quello di un inaccettabile taglio delle pensioni. Un colpo basso, quello di Renzi, che ha tentato di attribuire a mister spending review quello che, in realtà, è uno dei cavalli di battaglia del suo fedelissimo.
L’idea di aggredire gli assegni previdenziali per Gutgeld è un chiodo fisso. Continua a ripetere di voler superare i vecchi schemi della sinistra, ma quegli anziani pensionati che prendono qualche euro in più della media non gli vanno giù. «Più uguali, più ricchi» è il titolo del suo ultimo libro, dove viene dedicato ampio spazio all’ingiustizia del calcolo contributivo delle pensioni e al modo per saccheggiare gli assegni troppo generosi. Un modo sicuro per far diventare i ricchi più uguali ai poveri. Per rendere i poveri più ricchi, poi, ci si penserà.

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