La bomba Tasi si avvia verso la deflagrazione. Ieri a mezzanotte è scaduto il termine concesso ai comuni per mettersi in regola deliberando le aliquote della nuova tassa. Ma i conti ancora non tornano. Stando ai dati riportati dal portale del ministero dell’Economia, su cui le delibere dei sindaci devono essere obbligatoriamente pubblicate, ieri sera mancavano all’appello oltre 2mila comuni. Alcuni potrebbero aver inviato gli atti nella notte, altri magari lo faranno oggi sforando di qualche ora. Senza contare che il ministero ha tempo per la pubblicazione definitiva fino al 18. Quindi tutto è ancora possibile. Ma i numeri sembrano troppo grandi per lasciar pensare che filerà tutto liscio.
Lo scenario più probabile è il caos totale. Con i contribuenti italiani che il prossimo 16 ottobre faranno la fila disperati davanti ai Caf per sapere se, quanto e come devono pagare. Come non fosse bastato il giochino deciso dal governo prima dell’estate, con una parte dei cittadini chiamati alla cassa il 16 giugno per la prima rata e un’altra rimandata a settembre, ora la strada si biforca di nuovo creando un labirinto impazzito di tasse, aliquote e scadenze. Nei comuni che hanno deliberato nei tempi, infatti, i proprietari di casa pagheranno l’acconto il 16 e il saldo a dicembre in base alle percentuali decise dal consiglio. Dove i sindaci hanno nicchiato, invece, la Tasi si pagherà tutta il 16 dicembre con l’aliquota base dell’1 per mille.
Il che, al di là della confusione e del disorientamento dei contribuenti, non è detto sia una male. Anzi. Stando ai primi calcoli effettuati dal servizio politiche territoriali della Uil sui comuni che hanno già deliberato, il conto della Tasi, al di là delle chiacchiere e delle promesse, sarà salato come e anche più dell’Imu 2012 sulla prima casa. Il costo medio sarà di 219 euro a fronte dei 225 pagati due anni fa. In pratica, dovevano abolire l’Imu e invece ci hanno fatto lo sconto di 6 euro. Ma la media non fa giustizia dei singoli casi, dove il balzello sarà spesso ben più alto.
Considerando 48 città capoluogo che hanno pubblicato le aliquote la Uil ha verificato che per il 52,6% delle famiglie la Tasi sarà più pesante dell’Imu. E la situazione peggiora progressivamente abbassando il tiro sugli immobili con le rendite più basse e sulle famiglie con figli a carico. Infatti, spiega il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, «attuando il metodo del pagamento soggettivo, dalle nostre proiezioni emerge, che per una casa accatastata in A/3 (popolare, 5 vani, rendita 450 euro) su 48 famiglie senza figli, per 23 di esse (il 47,9% del totale del campione), la Tasi è più pesante dell’Imu. Per lo stesso immobile, ma con un figlio, la Tasi è più pesante per 34 famiglie (il 70,8% del totale del campione).
Le abitazioni civili, le più diffuse, non se la cavano tanto meglio. Per un appartamento in A/2 (5 vani, rendita 750 euro), su 48 famiglie senza figli, per 20 (il 41,7%), il nuovo balzello risulta più alto del vecchio, mentre con un figlio a carico il conto sale esattamente al 50% (24 famiglie).
Qualche esempio? A Firenze la Tasi costerà mediamente 7 euro in più senza figli e 32 euro in più con un figlio. A Bologna senza figli si pagheranno 2 euro in più e con un figlio 52 euro in più. A Milano si risparmieranno 0,40 centesimi, ma con un figlio la Tasi sarà più pesante di 30 euro.
A consentire la beffa Tasi-Imu e il combinato disposto di minori aliquote e minori detrazioni, per cui ad un’aliquota inferiore rispetto all’Imu corrisponde un importo più alto a causa dell’abbassamento, se non eliminazione, delle agevolazioni previste con la vecchia tassa.
Un trucco reso possibile dalla facoltà concessa dal governo ai comuni di modulare gli sgravi e le percentuali a proprio piacimento. Considerando solo le città capoluogo solo Olbia e Ragusa sono a Tasi zero, mentre Aosta e Trento hanno scelto l’aliquota base dell’1 per mille. Tutte le altre città hanno alzato l’asticella, portando l’aliquota media al 2,46 per mille, un pelino sotto il massimo consentito.
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