Guadagnano di più e lavorano meno. Per i travet il rientro dalle vacanze non è stato dei migliori, con la doccia gelata arrivata dal governo sulla proroga del blocco degli stipendi anche per il 2015. Eppure, malgrado le legittime e comprensibili lamentele di gran parte della catagoria che dal 2010 deve fare i conti con la stretta sulle retribuzioni, i numeri sembrano confermare che, rispetto all’intero mondo del lavoro, la bilancia pende ancora dalla parte degli statali.
Per avere un’idea della dinamica delle retribuzioni negli ultimi anni basta dare un’occhiata ai rapporti semestrali prodotti dall’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. La storia recente, ovviamente, registra cifre negative. Il congelamento degli aumenti contrattuali, secondo l’ultimo repor del dicembre 2013, ha provocato nel 2012 un’incremento infinitesimale dello 0,1%, mentre nel 2011 si è addirittura verificata una contrazione dell’1,1%. Il settore privato, invece, seppure frenato dalla crisi, ha collezionato rispettivamente un +1,2% e un +2%. Ma andando indietro negli anni si scopre che la tabella sulla dinamica retributiva pro capite riserva molte sorprese.
Nel 2001, ad esempio la retribuzione degli statali è aumentata del 5,1%, con un 4,1% delle amministrazioni centrali e un 6,4% di quelle locali. I dipendenti privati, invece, si sono dovuti accontentare di uno scatto del 2,8%, poco più del tasso di inflazione effettivo che quell’anno era al 2,7%. Stesso discorso nel 2002, dove il pubblico cresce del 3,8% e il privato solo del 2,2% (al di sotto del 2,5%) dell’inflazione. La storia si ripete gli anni a seguire, con i lavoratori delle imprese che inseguono o superano di poco l’aumento dei prezzi al consumo, mentre quelli dello Stato viaggiano su livelli ben superiori (solitamente il doppio). L’unica eccezione è del 2007: in questo caso il privato riesce a battere il pubblico con un incremento del 2,9% rispetto allo 0,8% rastrellato dagli statali.
La vera sorpresa, però, è nel bilancio finale. La variazione complessiva calcolata dall’Aran per gli statali, nel periodo tra il 2000 e il 2012 segna un +39,7%. Una paercentuale di tutto rispetto raggiunta nonostante la zavorra del blocco che dall’aprile 2011 ha fatto scendere gli stipendi sotto la curva dell’indice nazionale dei prezzi.
La crescita costante, senza interruzioni significative, del privato non ha comunque permesso ai colleghi che prendono la paga dalle imprese di vincere la partita. Per loro l’asticella complessiva nello stesso periodo si è fermata al 36,1% di incremento.
Il mancato sorpasso viene confermato anche dall’analisi dei valori assoluti medi pro capite delle retribuzioni annue di competenza, che tengono conto anche di eventuali arretrati. La media del totale dell’economia nel 2010, anno dello stop, era a quota 26.326 euro nei dodici mesi, con un rapporto nettamente sbilanciato a favore del pubblico impiego. Il settore privato si ferma a 25.531 euro, mentre gli statali intascano mediamente 27.472 euro all’anno. I travet, da allora, hanno mantenuto più o meno lo stesso livello retributivo, arrivando al 2013 a 27.527 euro di stipendio annuo.
I privati, nello stesso periodo, hanno tentato di rimboccarsi le maniche, passando dai 25.531 del 2010 ai 26.022 del 2011 e ai 26.538 del 2012. Malgrado lo sprint finale, però, i deipendenti delle imprese hanno chiuso il 2013 in coda, fermandosi a 27.044 euro. Un dato che comprende i numerosi tagli di stipendio provocati dai vari processi di ristrutturazione aziendale, dai contratti di solidarietà, dalle ore di cassa integrazione, ma che non fa giustizia della maggiore precarietà a cui sono sottoposti i dipendenti delle aziende private, i cui datori di lavoro, a differenza dello Stato, possono tranquillamente fallire e lasciare tutti in mezzo ad una strada.
La beffa finale è che quei soldi li anche hanno sudati più dei loro colleghi. Stando alle cifre snocciolate da Bankitalia nell’ultima relazione annuale, infatti, il dipendente privato ha lavorato nel 2013 1.708 ore, come aveva fatto, nel 2003. Lo statale, invece, di ore in ufficio ne ha passate solo 1.437, esattamente come nel 2003. Praticamente, ogni travet si è fatto 11 giorni di vacanza in più.
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