mercoledì 10 settembre 2014

Matteo smentisce se stesso. Gli 80 euro? Non servivano a rilanciare i consumi

Gli 80 euro non erano pensati per aumentare i consumi». La battuta più bella degli ultimi mesi Matteo Renzi l’ha voluta riservare per Bruno Vespa, forse nella speranza di vedersi abbuonata la scommessa che il prossimo 21 settembre, se il governo non avrà pagato tutti i debiti della Pa alle imprese, lo costringerà ad andare in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario (20 km).

Al di là della performance in perfetto stile «volpe e l’uva», considerato il flop della misura, nel salotto di Porta a Porta il premier ha ribadito che l’allargamento della platea dei beneficiari del bonus non è, per ora, nelle possibilità del governo: «È presto per dirlo, ma garantiamo che per i 10 milioni che lo hanno preso resterà in modo stabile».
I soldi, ha assicurato Renzi, spunteranno fuori dalla spending review. «Recuperando venti miliardi (3 con il recupero dell’evasione, ndr) con la legge di stabilità  avremo le risorse per gli ottanta euro e per altro», ha spiegato, aggiungendo che oggi  chiederà ai ministri di operare i «tagli alle spese»: «un taglio del 3% su ottocento miliardi di spesa totale non costituisce tagli lineari». Ad impugnare le forbici, però, non sarà più Carlo Cottarelli.  «Tre mesi fa», ha detto il premier, «ha chiesto di tornare al Fmi per motivi familiari. Io gli ho chiesto di aspettare la finanziaria». Da Via XX Settembre, dove ha lavorato in questi mesi il tecnico uscente, la palla passa dunque a Palazzo Chigi, dove Renzi sarà affiancato, oltre che da Pier Carlo Padoan, dal fedelissimo Yoram Gutgeld, che qualcuno  indica come successore al commissario. Cinquantaquattro anni, di cui 24 passati alla McKinsey, l’economista israeliano naturalizzato italiano è il principale consigliere economico di Renzi sin dalle primarie. Si dice sia lui l’ispiratore di tutte le iniziative del premier in materia di soldi.

Sarà forse per questo, considerato il pallino di Gutgeld per la sforbiciata ai redditi previdenziali, che Renzi ha sentito il bisogno, ieri sera, di rassicurare i pensionati, scaricando la responsabilità del progetto su Cottarelli: «Voleva tassare le pensioni sopra i 2mila euro e gli ho detto di no. Non è che dai i soldi a quelli che prendono meno di 1.500 euro e li vai a prendere a chi prende 2mila. Pensione d’oro non è 2-3mila euro al mese, poi è chiaro che se c’è la pensione da 90mila euro al mese, intervieni».
Archiviata l’era Cottarelli, il governo farà da solo. I tagli non saranno lineari o «semilineari» alla Monti, ma "selettivi", assicura il governo. Rispetto al passato cambia il metodo: la riduzione non sarà sui trasferimenti dallo Stato ai singoli ministeri ma, una volta fissati i target, toccherà ai ministri capire cosa e dove tagliare.
Nel primo round di consultazioni oggi a Palazzo Chigi, qualche proposta sarà  messa sul tavolo. Parte dei 20 miliardi di risparmi andranno probabilmente alla correzione dei conti, parte alle forze dell’ordine, dopo lo strappo di pochi giorni fa, 1 miliardo sarà destinato alla scuola, 4 miliardi alle spese indifferibili, 3 alla copertura dell’eredità lasciata da Letta. La fetta più cospicua, circa 7 miliardi, andrà invece alla stabilizzazione degli 80 euro, anche se Renzi punta ad una ulteriore riduzione del cuneo fiscale. «Nella legge di stabilità», ha detto il premier, «ci sarà un ulteriore taglio delle tasse sul lavoro. La scommessa è quella di ridare potere d’acquisto al ceto medio».
Non è escluso quindi, come ha annunciato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che si possa intervenire ancora sull’Irap, dopo il taglio del 10% del 2014.
Renzi, inutile dirlo, è ottimista: «Ho vinto le elezioni non perché sono bello ma perché ho detto agli italiani che con calma, senza voli pindarici, porteremo l'Italia fuori dalla crisi. E lo faremo, piaccia o non piaccia».
Stesso ottimismo sui debiti della Pa. «Tutte le aziende che hanno crediti certificati verso Stato, Regioni, Province, città e Asl, possono oggi essere saldati subito attraverso la garanzia della Cdp. Ed è il motivo», ha ironizzato, «per cui Vespa andrà a piedi sul monte Senario». Anche se, ha poi aggiunto, «mi sa che un chilometro a piedi lo faccio anch’io perché mi mancano due miliardi».
Quanto alla Tasi, il premier ha  spiegato che metterà «un limite alla tassazione, ci sarà una tassa sola e si saprà quanto costa». Mentre sul taglio alle municipalizzate restano confermati gli obiettivi: «Le porteremo da 8mila a 1000. È un provvedimento che inizialmente doveva finire nello sblocca Italia ma io l’ho impedito perché non eravamo pronti e avremmo fatto confusione».
Sul pil, infine, dopo aver spiegato che la revisione operata dall’Istat cambierà solo i decimali, ha ammesso: nel 2014 «più o meno balliamo intorno allo zero e non è sufficiente per ripartire: i dati  non saranno entusiasmanti».

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